A due giorni dalla folle sparatoria di Via Crocifisso, Gennaro Ciliberto,
ex guardia di sicurezza, diventato testimone di giustizia per aver denunciato
l’azienda edile dove lavorava per collusione con la camorra, scrive al ministro
dell’Interno, Angelino Alfano, che ieri era in Puglia, in provincia di Taranto,
a seguito dell’orribile agguato che è costato la vita ad un bambino.
Lo fa per invocare un maggior intervento dello Stato anche a Bitonto, “terra di bellezza assoluta, dove tutto
potrebbe essere l’eccellenza del made in Italy”, quella terra in cui
Ciliberto è stato ospite per sette mesi, “dove
ho tristemente toccato la furia criminale ed il modus operandi degli
stessi criminali che, per ragioni di sicurezza, mi hanno costretto ad
allontanarmi”.
Un allontanamento che rappresenta “una spina nel cuore per non aver potuto portare a termine un progetto
di cultura per la legalità”.
“In quella terra c’è una parte di popolo
eccezionale che si ribella a qualsiasi forma di illegalità – scrive il testimone di giustizia –, ma c’è anche una
piccola parte che, per quell’infame alibi della paura, resta in silenzio nel
subire l’escalation di violenza dei gruppi criminali, senza alcun cenno di
ribellione civile o di collaborazione con le forze di Polizia. Una città
vittima, in ostaggio di clan criminali che non esitano a spararsi, per strada,
in pieno centro e a tutte le ore. Lo Stato, le istituzioni preposte e da lei
rappresentate in qualità di Ministro dell’interno, devono ancora di più
far sentire la loro presenza in questa città. Non bisogna mai più
piangere vittime innocenti il piccolo bimbo di tre anni , che aveva l’unica
colpa di essere sulle gambe di un pregiudicato. Per chi combatte la criminalità,
per chi si oppone a questo mostro, leggere simili notizie è una sconfitta, una
spada che trafigge il cuore”.
“Bisogna essere forti e determinati nel
contrastare questi vili e spregiudicati criminali – si legge nel testo
della lettera – Ognuno deve fare la sua
parte ed anche il popolo silente deve risvegliarsi dal letargo dell’omertà ed
essere sentinella del bene”.
“Le forze dell’ordine del territorio
svolgono nel massimo impegno il lavoro a loro destinato. Noi tutti siamo
vicino a loro – continua la missiva – Ma ci attendiamo che possano essere presto supportati da rinforzi di
unità e mezzi per contrastare questo cancro criminale”.