Il
nome, a pensarci bene, è una incredibile idea di marketing: Na Beer.
Quella bevanda, rigorosamente chiamata in dialetto, che i bitontini
consumano al bar con gli amici.
Già,
Na Beer. Una birra dal chiaro sapore e dal profumo intenso di
riscatto sociale. Quello di 20 ragazzi minorenni, che hanno sì
sbagliato nella vita e sono incappati nel circuito penale, ma hanno
voglia (e il diritto, ovviamente) di ripartire.
La
storia è di quelle da raccontare
(http://www.dabitonto.com/cronaca/r/anche-na-beer-ti-puo-salvare-la-vita-ecco-la-bevanda-della-cooperativa-sociale-michelangelo/3282.htm).Passa da un progetto di formazione alla vendita. “Start-up
di un birrificio artigianale per la Cooperativa Eughenìa”,
è un progetto/laboratorio che nasce nel centro diurno sperimentale
“Chiccolino” e che vede come attività quella della creazione di
una birra artigianale.
Il
progetto appassiona fin da subito i giovanissimi protagonisti e va
avanti. Diventa, allora, una vera e propria passione che dà vita a
una cooperativa sociale, di tipo B, denominata “Michelangelo”,
che ha lo scopo di inserire i ragazzi caduti nell’area penale nel
mondo del lavoro. Alla cooperativa, poi, si avvicina il “Rotary
Club Bitonto Terre d’Olio”,
che si sobbarca le spese e l’impegno di garantire tutta
l’attrezzatura adatta e qualificata alla produzione della birra, e il
consorzio “Social
Lab”,
che invece si è adoperato nel trovare la struttura ricettiva dei
prodotti.
Il
lavoro di squadra ha dato un incredibile successo. E se lo ha
certificato anche il prefetto di Bari, Antonio Nunziante, c’è da
crederci. «Il
grande successo dell’iniziativa – ha
detto venerdì alla presentazione della birra – è
sia perché si è fatto squadra, cosa assolutamente non facile, sia
perché è un progetto di pura e vera prevenzione e che coinvolge i
più giovani».
Eccola,
allora, Na Beer in bottiglia. Matura per il palato e capace di
dissetare i cuori più sensibili. «Adesso
si presenta come Beer firm – ha
precisato Michele Bulzis, presidente della cooperativa “Eughenìa”
– anche
perché il Consorzio è privo di un birrificio artigianale personale
e bisogna produrla in altri birrifici che hanno sposato la nostra
causa. Verrà venduta innanzitutto a Borgo Bontà tramite richiesta
all’indirizzo nabeer@borgobonta.it,e
poi in altre locali con cui ovviamente cercheremo di interfacciarci».
Per
il momento, sarà possibile soltanto dissetarsi con la versione “la
biond” della birra (un’american Pale Ale), ma ben presto arriverà
anche la “briun” e la “ross”. Più altre iniziative, ancora
top secret.
Nunziante,
si diceva, ha applaudito. Ha elogiato ancora una volta Bitonto («sta
facendo davvero scuola con la prevenzione») e
fatto un’analisi dura e cruda della società che ci circonda, dove
«abbiamo
paura del diverso, di chi è il nostro vicino di casa, del nuovo,
bisogna risolvere il dramma del femminicidio. Nel Mezzogiorno, però,
ci sono dei principi e dei valori assenti in altre parti d’Italia».
Ad
assaggiare la birra c’erano anche i vertici di Avviso Pubblico, il
cui vicepresidente, Michele Abbaticchio, ha assicurato che con
enogastronomia e turismo si può trovare l’attuale futuro.
Poi
una constatazione («Bitonto
la sento molto più sicura rispetto al 2012»), e
un auspicio («dobbiamo
dire no ai quartieri senza servizio che poi dobbiamo rincorrere»).
Na
Beer ha passato anche il vaglio di Silvia Mezzanotte, e ha avuto il
placet di Espedito Alfarano, presidente di “Mondo birra”,
un’associazione che dal 2001 si occupa di promuovere la birra nel
mondo in collaborazione conil
M.i.t.b, il Movimento italiano turismo birra.