Ci sia consentito. Il maledetto virus, con la sua forza cieca e inarrestabile, ha finalmente smontato il castello ipocrita e prendingiro che si riassume nell’abusata formula “lo stato siamo noi”. No, ci dispiace, ma, ad un certo punto, il cittadino non può fare più niente e dovrebbe iniziare a muovere i glutei lo Stato, in tutte le sue articolazioni istituzionali. L’esempio che sublima il concetto pur mo’ espresso è offerto, in modo inoppugnabile, dai roghi assassini che costellano e devastano le nostre campagne. Fumo e fiamme che si levano da rifiuti di ogni sorta, pure tossici, che stuprano la nostra Natura, la terra cui dobbiamo tutto o quasi. Ieri, il mai abbastanza ringraziato Fabio Fornelli dell’associazione Era Murgiae, ha commentato con la voce rotta dalla rabbia e dal dolore, ed illustrato con un eloquente e drammatico video la tragedia di ulivi che diventavano tristemente cenere. E il suo intervento e quello tempestivo degli uomini della Polizia locale e dei Vigili del fuoco è riuscito a circoscrivere l’incendio, che, comunque, ha ammazzato dieci alberi. Il cittadino denuncia, nei modi a lui concessi, questo crudele reato, a partire dalla immondizia che inonda i terreni, interviene persino, come ha fatto il grande Fabio ieri (che ha giustamente osservato: “Hanno acceso il fuoco perché per loro nulla ha senso, perché un albero non vale niente, non è storia, non è economia, non è senso di appartenenza”). Ma poi? E lo Stato dov’è? Vogliamo che Bitonto si trasformi nella nuova “terra dei fuochi”, ammesso e non concesso che già non lo sia? Orbene, a tutta questa ignominia, non può, non deve seguire un immobile silenzio complice che farà reiterare l’oltraggio alla nostra Terra. Eppure, andrà così…