Terribili.
Agghiaccianti.
Persino assurde.
Le immagini dell’accoltellamento avvenuto all’alba di ieri, all’uscita di una discoteca di Bisceglie, non possono lasciare indifferenti. Sei colpi inferti al basso ventre ad un giovane 26enne di Santo Spirito, ma con il cuore di Bitonto dove ha frequentato la scuola e ha intrecciato amicizie, al culmine di una rissa, sono già di per sé qualcosa di folle e inaudito.
Fa rabbrividire considerare che una discussione persin banale, in un sabato sera di divertimento, possa essere risolta con l’uso di una cieca lama, perché più non si sanno usare le parole giuste, chè più non traduco un pensiero che forse non c’è. E consola almeno il fatto che il ragazzo trasportato in ospedale ora sia fuori pericolo di vita, perché sarebbe bastato davvero un attimo perché tutto finisse: esistenza sogni sorrisi bellezza.
Tuttavia lascia esterrefatti tutto il resto. Sì, perché mentre la vittima era distesa sul pavimento in un lago di sangue che zampillava a fiotti, c’era uno smartphone che con disumano gusto riprendeva la scena, ed altri cellulari che presumibilmente seguivano la medesima scelta pruriginosa, mentre una ragazza disperata chiedeva aiuto, sorreggendo pietosa la testa del ferito.
Forse, è un segno triste, cupo, terribile dei tempi magherrimi che arrancano più che correre. Il virtuale prende il posto del reale, che ha ragione d’essere solo se può assurgere a motivo di spettacolo sensazionale. Così, il destino immediato di una scena dolorosissima per tanti – i soggetti coinvolti, i genitori che l’hanno vista con indicibile angoscia, gli amici che si saranno immedesimati con sofferta apprensione – è stato finire sui social e nella marmellata indistinta e maleodorante del web, dove tutto vale tutto, cioè nulla.
Ieri, è toccato a quel poverino, domani chissà a chi capiterà.
Ma, intanto, ci chiediamo dove sia il cuore – sì, proprio lui, questo piccolo grande muscolo, malconciato da giorni dominati da cinismo e indifferenza – di quegli imberbi individui che filmavano con freddezza da consumati cameraman inviati in Vietnam quegli attimi di buia disperazione (deforme traduzione pratica di un improbabile citizen journalism)?
Cliccare “rec” sul display di un cell è più importante di tendere una mano a chi è in evidente difficoltà?
Gonfiare il petto da bulli per aver realizzato quel video vale più di tendere una mano a chi ha bisogno?
Ed è presumibile che fossero tutti ragazzi i protagonisti di questa assoluta ignominia. Gli uomini di domani. Sì, ma quali uomini?
Non può sfarinarsi mestamente il cuore nella bieca ricerca di una stolta, passeggera celebrità?
Quale futuro ci attende?