La storia che stiamo per raccontare ha dell’incredibile. Eppure è una triste realtà, un’assurda situazione in cui si è ritrovata una 84enne bitontina.
Tutto è iniziato a fine febbraio, quando la sua famiglia, convivente, inizia ad avvertire i sintomi di questo maledetto Covid. Basta solo un pungidito per capire che il virus potrebbe aver colpito anche lei, da tempo allettata.
Il tampone, eseguito il 4 marzo dall’ASL in casa, lo conferma: è positiva, come tutta la famiglia.
Tra dolori e sintomi, che vanno ancora più ad incidere sulla sua salute precaria, attende di poter presto negativizzarsi, ma trascorrono le settimane e non arriva nessuna chiamata.
Se la famiglia infatti può recarsi al drive through, lei deve aspettare che qualcuno vada in casa per poterla sottoporre al test.
Finalmente, dopo un mese di attesa, il secondo tampone si fa il 1° aprile. Ma ecco che, forse complice la data, la nonnina è vittima di uno “scherzetto”: il suo tampone viene perso.
A comunicarlo è il suo medico curante: all’ASL non risulta che sia mai stato effettuato.
“Come può andare perso un tampone?” si domanda sconsolata la nuora, che subito ha provveduto a richiedere un nuovo test.
La risposta però è ancora più sconcertante. La donna dovrà attendere ancora altre settimane. La prima disponibilità è infatti per domenica 18 aprile.
“Mia suocera ha bisogno di cure, di fare fisioterapia – ci racconta la nostra lettrice -. Come si fa ad abbandonarla per oltre un mese? Come si può operare con tale sciatteria?”.
“Ho provato a richiedere anche un tampone da un centro analisi privato, ma non possono effettuare il test se non in sede. Come posso portarla sin lì? È allettata e il Covid l’ha ancora più debilitata”.
“Dicono di proteggere gli anziani, di prendersi cura dei più vulnerabili. Ma si può trattare così un’84enne?” è la chiosa amara della nostra concittadina.