Sono andati quasi del tutto distrutti i terreni confiscati alla mafia e assegnati dal Comune di Valenzano all’associazione “Semi di vita” diretta da Angelo Santoro. Un incendio doloso si è sviluppato nel primo pomeriggio di ieri distruggendo gran parte delle strutture presenti sui terreni, dove proprio per stasera era stata organizzata una cena di autofinanziamento.
La cooperativa, che cura i terreni confiscati alla criminalità organizzata, da tempo si occupa di agricoltura sociale portando avanti progetti di inclusione e rigenerazione urbana. Al momento, non si conoscono le cause del rogo.
«Signori, è tutto distrutto – spiega Angelo Santoro in un video sui social, mostrando le immagini dei terreni danneggiati dalle fiamme – abbiamo salvato il pollaio, la roulotte è distrutta, il fuoco comincia ad estendersi dietro, bagni chimici distrutti, tutta la zona delle cene distrutta. Che dirvi, stavamo nella merda ma adesso non si vede più la luce».
«La Cooperativa Semi di Vita è uno dei rari esempi che riescono a rendere un bene confiscato alla mafia come un fattore di economia legale per tanti giovani. Quell’incendio non può essere considerato un danno a privati ma un affronto a una Puglia diversa, finalmente libera dalle mafie. Valenzano e il suo sindaco così come la cooperativa non siano lasciati soli. Altrimenti cittadini onesti trarranno conclusioni difficili da confutare», ha dichiarato il Vicepresidente di Avviso Pubblico, Michele Abbaticchio.
«Quanto accaduto ieri a Valenzano ci preoccupa molto. La terra andata in fumo è un bene confiscato ai clan locali e affidato all’associazione Semi di Vita. I continui attacchi ai beni confiscati sono un sintomo di un conflitto pericoloso tra mafiosi e chi invece si impegna quotidianamente per arginare il fenomeno», è il commento di Corrado De Benedittis, Coordinatore provinciale di Avviso Pubblico e Sindaco di Corato, all’incendio di natura dolosa che ha distrutto quasi tutti i terreni.
«Il caso di Valenzano è estremamente grave, perché colpisce un bene confiscato e la volontà della società civile di occuparsene. A infastidire è la dimostrazione che si può combattere la mafia a colpi di legalità. È chiaro che in questo modo si vuole scoraggiare altre cooperative e altre istituzioni locali ad occuparsi di questi beni pubblici. E a tutto questo ci si deve opporre con forza», conclude Corrado De Benedittis.