C’è una storia nella storia che pochi conoscono e che, invece, va raccontata, perché resti indelebile nella memoria dei bitontini.
Quel terribile 6 agosto del 2005, mentre l’aereo battente bandiera turca, che doveva condurre da Bari a Djerba, d’improvviso restava a secco di carburante e, muto ormai il motore, crollava nel cielo, il panico più disperante prese a serpeggiare fra i passeggeri.
Le hostess s’affannavano a dare indicazioni in una lingua incomprensibile, ognuno faceva da sé, sperando di riuscire a salvarsi.
La carlinga si frantumò all’impatto tremendo col siculo mare gelato.
Come un airone ferito e spappolato, restarono frammenti d’acciaio galleggianti fra le onde.
I superstiti si aggrapparono su quelle scivolose lamiere, pregando perché i soccorsi arrivassero il più presto possibile.
Fu una tragedia: si contarono 16 morti e 23 feriti.
Una strage.
Tra coloro che persero la vita quel maledetto giorno ci fu un bitontino, Enrico Fallacara, di 39 anni.
Un nome finito nel novero delle vittime, per le quali, poi, i parenti invano hanno reclamato giustizia, durante l’affannato e torbido iter processuale tipico del nostro malconciato Stivale ha portato al consueto esito: qualche condannato, sì, ma ore in gattabuia zero.
Tuttavia, le testimonianze dei superstiti e persino l’autopsia hanno illuminato d’eroismo gli ultimi istanti dell’esistenza del nostro concittadino.
Recitò così il referto medico: annegamento per sfinimento.
Enrico, infatti, prima di esalare stanco l’ultimo respiro, aveva messo in salvo chi poteva.
E’ per questo che ieri, durante la cerimonia di commemorazione delle povere vittime del disastro aereo di Capo Gallo, il consigliere regionale Domenico Damascelli (Fi) ha sostenuto con forza: “Abbraccio tutte le vittime, i superstiti, e in particolare la famiglia Fallacara del mio compaesano Enrico, che ha perso la vita non per l’impatto, ma, si sappia e lo sappiano le istituzioni, da vero e proprio eroe per salvare la vita degli altri. Che la città di Bitonto (ieri rappresentata dal rientrante assessore Mimmo Incantalupo, che s’è fatto latore del messaggio di sentita solidarietà dell’amministrazione comunale tutta, ndr) ricordi degnamente questo suo figlio insigne, magari dedicandogli una strada“.
Ed ha proseguito amareggiato: “Oggi ricordiamo una sciagura che ha dei responsabili condannati dai tribunali che, però, come nelle peggiori pagine italiane, non hanno fatto un solo giorno di carcere”.
Proprio il politico azzurro ha voluto che ieri all’evento ci fosse il gonfalone della Regione Puglia. “Sento di manifestare la mia vicinanza alle famiglie dei defunti partecipando oggi alla cerimonia”, ha sottolineato. “Famiglie che oltre al dolore per la perdita, hanno avvertito la rabbia per l’ingiustizia: dieci anni e condanne confermate anche dalla Corte di Cassazione, senza che qualcuno abbia effettivamente scontato la pena. Un dramma all’italiana, purtroppo, che riempie di amarezza e delusione decine di famiglie e getta, per l’ennesima volta, un’ombra di discredito sullo Stato italiano”.
“Oggi abbiamo ricordato quel giorno tristissimo per la Puglia soprattutto – ha concluso Damascelli –ma solo quando giustizia sarà fatta potremmo dire di aver onorato la memoria delle vittime e dato fiato al grido di dolore e sconcerto dei loro cari”.