Da un papà riceviamo e volentieri pubblichiamo.
L’emergenza coronavirus ci ha regalato, tra l’altro, anche un’importante novità: la didattica a distanza.
Diciamo la verità, all’inizio, anche nella speranza si trattasse di un periodo breve, la chiusura delle scuole è passata come un periodo di vacanza.
Man mano che il tempo passava, che le notizie sul “nemico invisibile” si rincorrevano, che i decreti governativi allungavano il periodo di sospensione delle lezioni e, soprattutto, man mano che si comprendeva, davvero, la necessità di rimanere a casa, la didattica a distanza è diventato l’unico strumento per consentire la “normale” prosecuzione dell’anno scolastico.
Le scuole si sono attivate tempestivamente per consentire l’accesso alle varie piattaforme (che, forse, potevano essere testate in periodi di “calma” anziché sovrapporsi all’emergenza), quando non addirittura attivarne di altre per offrire una qualità del servizio che rispondesse alle esigenze.
Dirigenti, docenti, personale ATA e di segreteria non hanno, certamente, fatto mancare il loro apporto. A loro, in questo periodo, più volte è stato tributato il giusto elogio per quanto stanno facendo e continueranno, certamente, a fare.
Ma è giusto tributare lo stesso apprezzamento agli studenti, soprattutto quelli più giovani, quelli della scuola media inferiore.
I ragazzi (che, forse, a differenza di qualche adulto non hanno mai perso il sorriso e la speranza, tanto da “caricare” i genitori con quel “andrà tutto bene”) sono stati catapultati, di botto, nell’utilizzo di strumenti informatici e, di più, ad un’autogestione ed autodisciplina scolastica su cui, forse, in pochi avrebbero scommesso.
Credenziali di accesso al “Registro Elettronico”; cambio password; esplorazione del sito; controllo della sezione “materiale didattico”; scaricare file audio/video o file word/excel/jpg; organizzare delle “cartelle virtuali” dove archiviare i lavori; scannerizzare esercizi; dotarsi di un indirizzo e-mail “istituzionale”; interagire con i docenti, prima attraverso il semplice invio di file poi attraverso audio/video lezioni.
Tutto questo senza poter uscire di casa. Tutto questo sempre SE, in casa, fosse presente un pc, una stampante, uno scanner, una webcam, una cuffia con microfono. Tutto questo SE avessero genitori in grado di rispondere alle loro legittime domande.
È inutile mentire: in tanti hanno dovuto “correre ai ripari” acquistando qualche strumento informatico mancante. E, forse, ancora oggi la “postazione studio” non è completa. Ma i ragazzi stanno dando il massimo, stanno reagendo bene.
È a LORO, quindi, (non me ne vogliano docenti e dirigenti) che va il mio più commosso plauso e un sentito ringraziamento. Perché in questo periodo in cui gli adulti, giustamente, stanno combattendo altri tipi di “battaglie” (condite di ansie e paure), LORO stanno facendo la loro parte, magari non in corsia, non per le strade, ma è pur sempre un valido contributo. Non si stanno fermando, non si stanno arrendendo e lo stanno facendo con il sorriso e la serenità dando forza, in tanti casi, agli adulti.
BRAVI RAGAZZI!