“Non ci sono casi gravi da segnalare, ma vorremmo da un lato avvicinare la gente, progressivamente, a sporgere regolare denuncia presso il nostro Commissariato, dall’altro auspichiamo che il Comune comprenda l’utilità dell’attivazione del Daspo Urbano”. Parola del dirigente di Pubblica Sicurezza Vittorio Di Lalla, invitato durante l’ultimo consiglio comunale in cui sette consiglieri (oltre che diverse associazioni) hanno proposto delle attività contro il vandalismo dilagante e, quindi, a favore del senso civico.
Del Daspo urbano avevamo già scritto ben due anni fa (https://bit.ly/38g0qKL) per cui fummo additati anche di essere “fascisti”. In realtà il provvedimento, in grado di far scudo alla microcriminalità, darebbe un senso di sicurezza maggiore ai cittadini soprattutto in riferimento alla fruibilità e alla vivibilità degli spazi pubblici, oltre che alla tutela del decoro urbano.
C’era stato un piccolo passo in avanti sulla spinta del sindaco metropolitano Antonio Decaro, accolta dal nostro sindaco Abbaticchio lo scorso febbraio 2017 (e sono passati ben tre anni, tutto scritto qui: https://bit.ly/2I0mbAD). Per attuarlo basterebbe una semplicissima modifica, con una delibera di giunta al fine di integrare il vigente Regolamento comunale. In realtà parrebbe che una piccola bozza del regolamento e l’individuazione delle cosiddette “zone rosse” sia stata già approntata dalla Polizia Locale, grazie all’impegno e al lavoro del Comandante Gaetano Paciullo con l’ausilio dell’ex dirigente di Pubblica Sicurezza Gargiulo, ma tutto è rimasto fermo.
Cos’è il Daspo? Il D.A.SPO. urbano, in vigore dallo scorso 22 aprile 2017, è una delle misure contenute nel decreto legge voluto da Marco Minniti e Andrea Orlando, quando l’uno era Ministro dell’Interno, l’altro alla Giustizia (entrambi Pd), in materia di “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città“. Si tratta di un articolato pacchetto di misure, il cui obiettivo è potenziare l’intervento degli enti territoriali e delle forze di polizie nella lotta al degrado delle aree urbane, con un approccio che privilegia il coordinamento delle forze e la programmazione di interventi integrati.
Aveva dato il potere ai sindaci di creare delle “zone rosse” e di vietare l’ingresso alle persone che “pongono in essere condotte che impediscano l’accessibilità e la fruizione di infrastrutture” ferroviarie, aeroportuali, marittime, di trasporto pubblico locale, ma anche di scuole, università, musei e di aree di interesse turistico. A questo furono aggiunte due postille, l’anno dopo: tra le zone “rosse”, anche i presidi sanitari e le aree in cui si svolgono fiere, mercati e spettacoli pubblici.
In caso di Daspo è infatti previsto il pagamento di 100 euro entro 60 giorni (con ripristino dei luoghi, allontanamento immediato del trasgressore e divieto di permanenza per le 48 ore successive con un aumento della sanzione da 300 a 900 euro se non rispettato). Nel caso di reiterazione, inoltre, il Questore può ordinare il divieto di accesso ad una o più aree fino ad un massimo di sei mesi. Da sei mesi a due anni, invece, per soggetti che si sono macchiati di reati con sentenza definitiva.
La Camera approvò anche un emendamento al decreto legge che prevede la possibilità di arresto in flagranza differita nel caso di reati commessi con violenza alle persone o alle cose, compiuti alla presenza di più persone anche in occasioni pubbliche, ‘per i quali è obbligatorio l’arresto, quando non è possibile procedere immediatamente all’arresto per ragioni di sicurezza o incolumità pubblica’. Secondo l’emendamento, sulla base di documentazione video fotografica, è possibile l’arresto in flagranza entro 48 ore dal fatto. Con il Daspo urbano possono essere multati (da 100 ai 300 euro) writers – il decreto modifica l’articolo 639 del codice penale prevedendo che il giudice possa disporre l’obbligo di ripristino e di ripulitura dei luoghi per chi si macchia di atti contro il decoro urbano -, mendicanti che sostano in alcune zone della città, ubriachi, ambulanti senza autorizzazione, parcheggiatori abusivi. Può poi essere allontanato chi ha precedenti per spaccio o consumo di alcol e droghe da locali, uscite di scuole o comunque da zone sensibili: il questore può disporre il divieto di accesso agli stessi locali per un periodo da uno a cinque anni, nonché l’obbligo di presentarsi almeno due volte a settimana presso il locale ufficio della polizia o dei carabinieri. E, più in generale, può essere punito chi compie «atti contrari alla pubblica decenza». Ma ci sono anche vantaggi per la videosorveglianza ed eventuali riduzioni Tari ed Imu, assunzioni nella Polizia Municipale (è tutto scritto qui: https://bit.ly/2mVlqzr). A Torino ha persino contribuito la Diocesi alla buona riuscita dell’intervento dove (citiamo La Stampa) “L’arcivescovo Nosiglia, dalla sua, sottolinea l’importanza di garantire la sicurezza a partire dall’«educazione civica, e aprire il dialogo grazie alla rete di 123 parrocchie e agli oratori in città. La responsabilità degli abitanti, gli ammortizzatori sociali, l’apertura ai giovani di altre religioni, l’aiuto ai poveri e agli anziani favoriscono la coesione saranno centrali»”. (https://bit.ly/2UQmY0z)
Nel caso di situazioni più fragili, come nel caso di senza fissa dimora, mendicanti, situazioni che riguardano persone più sfortunate, ci sarebbe l’immediato intervento e presa in carico d’aiuto dei Servizi Sociali Comunali.
Le città che hanno già aderito. Dati aggiornati ai primi di febbraio dicono che a Napoli sono stati effettuati 304 daspo urbani, a Roma sono 300, 164 a Palermo, 137 a Milano, 131 a Genova, 83 a Firenze, 65 a Bari, 48 a Bologna, 6 a Catania e ancora nessuno a Torino (in cui pure è attivo).