Si
attenua la posizione giudiziaria della famiglia Degennaro, imprenditori edili
baresi dalle origini bitontine. Infatti, il Tribunale del Riesame ha decretato
nelle ultime ore l’annullamento del sequestro preventivo nei confronti di tre
società dei Degennaro, ai quali dal giudice delle indagini preliminari, su richiesta
della Procura, furono congelati quasi dieci milioni di euro, che ora dovranno
essere restituiti.
Oltre
all’annullamento, il Riesame ha riquantificato, riducendolo, il valore della
presunta truffa relativa alla costruzione del Centro direzionale del quartiere
San Paolo, passando così da 5 milioni a 2,1 milioni di euro.
La
vicenda è partita lo scorso 26 settembre, quando la Guardia di Finanza, su
disposizione del Tribunale di Bari, eseguì un ordine di sequestro preventivo
per un valore complessivo di 25 milioni di euro a cinque imprese della famiglia
Degennaro. Due di queste hanno scelto la strada della Corte di Cassazione, con
la data dell’udienza non ancora fissata, mentre le altre tre, appunto la “Dg
sviluppo immobiliare”, la “Dec” e la “Dg holding”, hanno presentato ricorso al
Riesame ed il giudice ne ha accolto gli appelli, non condividendo quanto
stabilito appena due mesi fa dal Gip, che ritenne come ci fossero i presupposti
per riconoscere una responsabilità per presunti reali penali commessi dagli
imprenditori, riconducibili poi alle attività finite sotto la lente di
ingrandimento della magistratura.
Il provvedimento,
però, rappresenta un filone di un’inchiesta più ampia, relativa infatti alla
realizzazione di ben sei grandi opere edilizie costruite recentemente a Bari:
tra queste, piazza Giulio Cesare e Cesare Battisti (con relativi parcheggi
sotterranei) e il già sopracitato Centro del San Paolo. Secondo la Procura di
Bari, i 25 milioni rappresenterebbero il profitto proveniente da reati di
corruzione e truffa che vedono sotto accusa i Degennaro: in particolare, tra le
28 persone a rischio del rinvio a giudizio, spiccano proprio i costruttori
della famiglia di origine bitontina, ovvero Gerardo, Vito Michele Giacomo e
Daniele Giulio, all’epoca dei fatti amministratori della “Dec Spa”, e Giovanni,
presidente del consorzio “Sviluppo e costruzioni”.
L’accusa da parte della Procura è forte: l’ipotesi dell’esistenza
di un “sistema Degennaro” finalizzato a pilotare tra i 2004 ed il 2007 appalti
pubblici milionari, aggiudicati a loro favore attraverso conoscenze nel mondo
della politica e della pubblica amministrazione.