La speranza è che nelle scuole bitontine si svolga lo stesso, il 25 marzo. Anche in sordina. Magari in una sola classe. E grazie alla buona volontà di chi trovi il tempo e la forza per celebrarlo, il Dantedì, cioè la giornata nazionale dedicata all’Alighieri, istituita solo 6 anni fa.
Però, dobbiamo riconoscerlo, “sperare” vuol dire che siamo messi piuttosto maluccio. E qui il discorso si intristisce.
Perché le scuole cittadine non hanno risposto affatto ad una sollecitazione inviata da un Ente Morale come la Società Dante Alighieri. Il cui Comitato locale, a tempo debito, ha proposto agli istituti scolastici superiori di organizzare una manifestazione in occasione del Dantedì, il 25 marzo, appunto. Come già fatto negli anni precedenti.
La mancata risposta istituzionale significa che le scuole cittadine non sono, quanto meno, interessate ad un’iniziativa nazionale dal forte valore culturale.
Certo, hanno importanti motivazioni (o giustificazioni, dipende dai punti di vista): non tutti i docenti sono interessati a Dante; le scuole sono oberate da impegni burocratici e finanziari notevoli (benedetto PNRR!); l’attività didattica, a fine marzo, è nella sua fase cruciale.
E qui, forse sarebbe necessario programmare il Dantedì sin dall’inizio dell’anno scolastico, magari costituendo una commissione ad hoc, adeguatamente remunerata.
Resta, però, che lo scarso appeal del Dantedì stride con la passione per la robotica o l’entusiasmo per i droni o l’interesse per un qualche altro prodigio della tecnica sempre più presenti nelle scuole. Se non è addirittura inversamente proporzionale.
E genera molta amarezza perché, a nostro modesto parere, testimonia una indifferenza di fondo per argomenti, come quelli letterari, ed umanistici, più in generale, anche da parte di chi dovrebbe trasmetterli alle giovani generazioni. Ed averli a cuore.