È finita all’alba di ieri mattina la latitanza del presunto boss 48enne Domenico Conte.
L’operazione è stata portata a termine grazie ad un lavoro congiunto di indagini degli agenti del locale Commissariato di Bitonto, dalla Squadra Mobile di Bari e dal Comando Provinciale dei Carabinieri, della Compagnia di Molfetta e Bitonto.
Il soggetto era in una villetta al mare, di un noto residence della zona – sulla Strada Statale 16 – tra Santo Spirito e Giovinazzo.
Con lui anche la moglie, incinta del suo secondogenito, e la figlia di appena 6 anni.
Il soggetto era stato raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare in carcere (lo scorso 18 marzo) firmata dal Gip Giovanni Anglana su richiesta dei sostituti procuratori Marco D’Agostino e Ettore Cardinali.
L’accusa, chiusa anche grazie alle informazioni dei collaboratori di giustizia, è quella di essere il mandante dell’omicidio Tarantino.
È proprio un collaboratore che svela come il boss avrebbe ordinato di sparare “Chiunque fosse capitato a tiro” del gruppo criminale avverso che faceva capo a Francesco Colasuonno (detto “Ciccio Cipriano”), ora in carcere.
L’ordine era partito all’indomani di una serie di violente intimidazioni, colpi di pistola, cominciati già intorno al 20 settembre scorso (leggi qui: https://bit.ly/2GLedze).
Da quel momento Conte, che aveva nella 167 il suo quartier generale, decide di sfidare il gruppo avverso sito nel centro storico e aprire anche lì una piazza di spaccio detta “del Ponte”.
Ed è proprio per contendersi il territorio che quella mattina Michele Sabba e Rocco Papaleo scendono per sparare in strada dall’arco di Sant’Andrea, verso via Le Martiri. Viene attinto il 20enne Giuseppe Casadibari e muore, tragicamente, l’innocente 84enne Anna Rosa Tarantino (leggi qui: https://bit.ly/2Hay6Pr).
Dopo l’arresto dei killer del 17 marzo scorso, sfuma la cattura di Conte nella notte del 20 aprile, ma i controlli delle Forze dell’ordine si fanno serrati e costanti (leggi qui: https://bit.ly/2DzDQMJ).
Perquisizioni, pedinamenti, intercettazioni, appostamenti, vecchi e nuovi metodi di indagine, con l’unico fine di concludere l’operazione. Il 48enne in questi 37 giorni si è spostato più volte, ma la costante è stata la famiglia che in qualche modo mai mancava gli appuntamenti settimanali.
Ora sono al vaglio degli inquirenti la posizione del proprietario del residence e quella del proprietario della villetta, per capire se avessero contezza dell’identità ingombrante dell’ospite o se ne fossero all’oscuro.
Le indagini proseguiranno anche per scoprire chi ha aiutato Conte a sfuggire all’arresto nella notte del blitz di aprile. Frattanto, domani, si terrà l’udienza preliminare.