È in corso, su piazza XXVI maggio, una manifestazione pacifica da parte di titolari di parrucchieri, centri estetici e barbieri.
“Abbiamo diritto di lavorare come gli altri”, racconta ai taccuini del da Bitonto Maria Teresa Ballabene, proprietaria di un centro estetico. “Siamo scesi in piazza perché, in seguito alla chiusura delle nostre attività, la situazione sta diventando insostenibile. I nostri centri sono sicuri, nonostante il nostro lavoro richieda più contatto con i clienti. Eppure, nonostante il nostro sacrificio, i contagi continuano a crescere”.
Condividono queste parole i manifestanti scesi in piazza, che chiedono al Governo che “Vengano riconosciuti dei veri ristori, non come quelli che hanno emesso durante lo scorso anno in seguito al primo lockdown, briciole in confronto a quello che si è perso veramente”.
Una soluzione potrebbe anche essere quella di “Vaccinarci tutti al più presto, visto che rientriamo nella categoria di coloro che non possono mantenere il distanziamento”.
La loro rabbia cresce insieme alle difficoltà che sono costretti ad affrontare. “Più passa il tempo e più la nostra situazione economica e psicologica diventa sempre più fragile. Abbiamo fatto tanti sacrifici per lavorare in questi mesi di riapertura: tante spese, l’ansia del contagio e, come se non bastasse, il lavoro è diminuito a causa della crisi economica che ha colpito il 60% dei cittadini”.
La speranza è quella di “Ritornare presto a lavorare e a far stare bene i nostri clienti, specie in questo brutto periodo in cui si ha più bisogno di benessere psico-fisico”.
È in corso, su piazza XXVI maggio, una manifestazione pacifica da parte di titolari di parrucchieri, centri estetici e barbieri.
“Abbiamo diritto di lavorare come gli altri”, racconta ai taccuini del da Bitonto Maria Teresa Ballabene, proprietaria di un centro estetico. “Siamo scesi in piazza perché, in seguito alla chiusura delle nostre attività, la situazione sta diventando insostenibile. I nostri centri sono sicuri, nonostante il nostro lavoro richieda più contatto con i clienti. Eppure, nonostante il nostro sacrificio, i contagi continuano a crescere”.
Condividono queste parole i manifestanti scesi in piazza, che chiedono al Governo che “Vengano riconosciuti dei veri ristori, non come quelli che hanno emesso durante lo scorso anno in seguito al primo lockdown, briciole in confronto a quello che si è perso veramente”.
Una soluzione potrebbe anche essere quella di “Vaccinarci tutti al più presto, visto che rientriamo nella categoria di coloro che non possono mantenere il distanziamento”.
La loro rabbia cresce insieme alle difficoltà che sono costretti ad affrontare. “Più passa il tempo e più la nostra situazione economica e psicologica diventa sempre più fragile. Abbiamo fatto tanti sacrifici per lavorare in questi mesi di riapertura: tante spese, l’ansia del contagio e, come se non bastasse, il lavoro è diminuito a causa della crisi economica che ha colpito il 60% dei cittadini”.
La speranza è quella di “Ritornare presto a lavorare e a far stare bene i nostri clienti, specie in questo brutto periodo in cui si ha più bisogno di benessere psico-fisico”.
È in corso, su piazza XXVI maggio, una manifestazione pacifica da parte di titolari di parrucchieri, centri estetici e barbieri.
“Abbiamo diritto di lavorare come gli altri”, racconta ai taccuini del da Bitonto Maria Teresa Ballabene, proprietaria di un centro estetico. “Siamo scesi in piazza perché, in seguito alla chiusura delle nostre attività, la situazione sta diventando insostenibile. I nostri centri sono sicuri, nonostante il nostro lavoro richieda più contatto con i clienti. Eppure, nonostante il nostro sacrificio, i contagi continuano a crescere”.
Condividono queste parole i manifestanti scesi in piazza, che chiedono al Governo che “Vengano riconosciuti dei veri ristori, non come quelli che hanno emesso durante lo scorso anno in seguito al primo lockdown, briciole in confronto a quello che si è perso veramente”.
Una soluzione potrebbe anche essere quella di “Vaccinarci tutti al più presto, visto che rientriamo nella categoria di coloro che non possono mantenere il distanziamento”.
La loro rabbia cresce insieme alle difficoltà che sono costretti ad affrontare. “Più passa il tempo e più la nostra situazione economica e psicologica diventa sempre più fragile. Abbiamo fatto tanti sacrifici per lavorare in questi mesi di riapertura: tante spese, l’ansia del contagio e, come se non bastasse, il lavoro è diminuito a causa della crisi economica che ha colpito il 60% dei cittadini”.
La speranza è quella di “Ritornare presto a lavorare e a far stare bene i nostri clienti, specie in questo brutto periodo in cui si ha più bisogno di benessere psico-fisico”.
È in corso, su piazza XXVI maggio, una manifestazione pacifica da parte di titolari di parrucchieri, centri estetici e barbieri.
“Abbiamo diritto di lavorare come gli altri”, racconta ai taccuini del da Bitonto Maria Teresa Ballabene, proprietaria di un centro estetico. “Siamo scesi in piazza perché, in seguito alla chiusura delle nostre attività, la situazione sta diventando insostenibile. I nostri centri sono sicuri, nonostante il nostro lavoro richieda più contatto con i clienti. Eppure, nonostante il nostro sacrificio, i contagi continuano a crescere”.
Condividono queste parole i manifestanti scesi in piazza, che chiedono al Governo che “Vengano riconosciuti dei veri ristori, non come quelli che hanno emesso durante lo scorso anno in seguito al primo lockdown, briciole in confronto a quello che si è perso veramente”.
Una soluzione potrebbe anche essere quella di “Vaccinarci tutti al più presto, visto che rientriamo nella categoria di coloro che non possono mantenere il distanziamento”.
La loro rabbia cresce insieme alle difficoltà che sono costretti ad affrontare. “Più passa il tempo e più la nostra situazione economica e psicologica diventa sempre più fragile. Abbiamo fatto tanti sacrifici per lavorare in questi mesi di riapertura: tante spese, l’ansia del contagio e, come se non bastasse, il lavoro è diminuito a causa della crisi economica che ha colpito il 60% dei cittadini”.
La speranza è quella di “Ritornare presto a lavorare e a far stare bene i nostri clienti, specie in questo brutto periodo in cui si ha più bisogno di benessere psico-fisico”.