La
Regione Puglia ha recentemente varato, nell’ambito delle misure per
l’inclusione attiva e il contrasto alla povertà, il ReD,
acronimo di Reddito
di Dignità,
una misura che i pone come obiettivo il contrasto alla povertà e
all’esclusione sociale e il rafforzamento di un sistema integrato
di servizi e interventi che mirano a rispondere alle domande e ai
bisogni dei cittadini pugliesi in condizioni di disagio economico e
sociale.
Il
ReD prevede la prestazione di lavori e la partecipazione a corsi di
formazione con un contributo fino a 600 euro mensili per 20mila
nuclei famigliari, in tutto 60mila pugliesi ogni anno.
Si
calcola di aiutare, già nel primo anno, circa 60mila dei 320mila
bisognosi che vivono in Puglia, regione con un tasso di povertà
assoluta dell’8%. Possono beneficiare del Red tutti coloro che
risiedono da almeno un anno in Italia, compresi gli stranieri. I
richiedenti dovranno avere un reddito Isee familiare che non superi i
3mila euro. Per ciascun nucleo familiare è ammissibile una sola
domanda di accesso al beneficio economico.
Per illustrare la nuova
legge regionale è intervenuta ieri l’onorevole Titti
De Simone,
consigliere del presidente della Regione Puglia per l’attuazione del
programma, secondo cui la misura va nella direzione di un welfare più
diretto all’interesse di tutta la comunità e non solo ndei singoli
cittadini: «Stiamo
facendo qualcosa di cui beneficeranno 20 mila famiglie l’anno,
qualcosa che fino a ieri non c’era e che rappresenta uno strumento
contro la povertà e le fragilità sociali. È ancora non esente da
imperfezioni e migliorabile, ma solo con la collaborazione di tutti i
cittadini si potrà farlo».
Per
presentare la domanda bisogna recarsi presso un Caf, come spiega
l’onorevole, che assicura la massima celerità nelle risposte e i
necessari controlli per far sì che i soldi vadano a chi ne ha
effettivamente bisogno, vale a dire a chi non ha nulla: «Faremo
di tutto per evitare che dei fondi a disposizione possano
avvantaggiarsene i furbetti, a partire da chi lavora in nero e dunque
prende già dei soldi. E richiedere la prestazione di un’attività
lavorativa per 24 ore a settimana rappresenta un modo per evitare che
ciò accada. Le graduatorie saranno trasparenti. Ma deve essere
compito di ciascuno di noi diffondere la conoscenza di questa legge».
Dello
stesso parere Carmine Rollo, presidente della Legacoop Puglia, che
invita a fare in modo che le informazioni arrivin o a quanta più
gente possibile: «È
necessario l’impegno di tutti, dai semplici cittadini alle
istituzioni, alle forze politiche, alla Chiesa e alle associazioni,
perchè non è uno strumento utile solo a chi non supera i 3 mila
euro di Isee, ma a tutti. Aiutando i più svantaggiati a rimettersi
in carreggiata si aiuta tutta la comunità».
«Ma
la cosa più importante – conclude – non
è la distribuzione dei fondi, ma l’assegnazione di un’attività
lavorativa, perchè il risultato più grande che si possa raggiungere
è che, alla fine dei dodici mesi, la persona continui a lavorare».