L’archivio del cuore ha sempre teche piene zeppe di emozioni. Così, basta un nome, un episodio, un caso per accendere la fiamma dei ricordi, che cova ognora sotto la cenere dei giorni.
Prendete la storia che stiamo per raccontarvi.
Due mattine fa, su via Dante, un uomo non più giovane (forse solo d’anagrafe) è stato colpito da un malore e non ce l’ha fatta, nonostante l’intervento tempestivo degli operatori del 118.
Una tragedia, soprattutto per chi lo aveva caro. Ma non solo.
Perché quella persona era Michele Drimaco ex calciatore ed ex allenatore del Bitonto nella prima metà degli anni Settanta.
“Nato nella nostra città e trasferitosi a Terlizzi dopo il matrimonio, era un gran lavoratore, molto saggio ed equilibrato, bravo soprattutto a preparare la squadra sul piano atletico. Ebbe il merito di plasmare e lanciare molti giovani che poi avranno anche carriere importanti“: il ritratto, perfetto nonché commosso, è del giornalista Nicola Lavacca, memoria storica del calcio neroverde.
“Allora la serie D era la IV serie nazionale, campionato durissimo con formazioni blasonate pure. Guidò i leoncelli nella stagione ’73-’74, anche se poi qualcosa non andò come doveva e fu sostituito da Giuseppe Colasante, cose che succedono in questo mondo. In quella rosa, spiccavano elementi di sicuro valore come Mariolino Licinio, Ciccio Labianca, Lello Aruanno, i fratelli Vaccaro, Nicola Rubini, Nicola Vitale, un imberbe D’Aucelli, il portiere Vito Del Monte, un giovane Luciano Aprile che poi arriverà anche in serie B col Matera“, l’ardita nostalgia di Nicola illumina preziose ricordanze, che prendono la forma di una rarissima foto in bianco e nero bellissima e struggente, dove potete riconoscere gli eroi di quei giorni. Mister Drimaco è il primo in alto a sinistra.
“Drimaco era un mister preparato, schivo, serio professionalmente e non solo. Un vero signore del calcio“, ribadisce il cronista della Gazzetta del Mezzogiorno e di Famiglia cristiana.
Sugli spalti grigi del comunale sull’erta di via Megra, il piccolo muoveva i primi passi, imparando all’unisono la passione per la compagine bitontina e quella per un mestiere fascinoso e impervio che lo ha portato lontano.
“Ero su quelle gradinate sin dallla preparazione estiva, seguivo tutti gli allenamenti in settimana e la domenica ero lì ad incitare i neroverdi“, conclude con un pizzico di fierezza Lavacca.