«Dicevano che Michele Ruggiero era di famiglia ricca di Bitonto, per cui era incorruttibile, ma aveva un punto debole: le donne. Quindi l’unico modo per manipolarlo sarebbe stato mandargli una donna bella e disponibile».
Così Domenico Cotugno, cancelliere in servizio nella segreteria di Carlo Maria Capristo e collaboratore di uno studio legale che difendeva gli amministratori indagati, avrebbe pensato di fermare il magistrato bitontino che indagava sugli amministratori pubblici.
È l’ennesimo caso scoperchiato dalle indagini sui comportamenti poco ortodossi tenuti dall’ex procuratore di Trani e Taranto, ora indagato per il processo ex-Ilva,
A denunciarlo è stato proprio il sostituto procuratore Michele Ruggiero, ora in servizio a Bari, e a confermarlo sono stati due impiegati della Procura tranese.
Il tranello però non sortì effetti.
Il magistrato si accorse subito del complotto, dopo una strana richiesta di amicizia su Facebook da parte di una donna molto vistosa, così come nel 2015 si accorse delle fughe di notizie sulla sua indagine sul “Sistema Trani”, aprendo un fascicolo che poi il procuratore capo si autoassegnò e per il quale chiese l’archiviazione.