«Vorrei che mi sentiste come uno di casa, uno di famiglia, con-cittadino di Rieti come pure dei 40 Comuni di cui si compone la nostra Diocesi». Sono le parole di Mons. Vito Piccinonna, ordinato vescovo della città laziale, ieri, nella cattedrale di Santa Maria Assunta. Le campane a festa hanno celebrato l’inizio del suo episcopato sia a Bitonto che a Rieti, «una nuova primavera che auspichiamo sia ricca di primizie», ha detto Mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo metropolita di Bari-Bitonto durante la celebrazione che ha presieduto. Un tumulto di emozioni ha pervaso il cuore dei numerosi fedeli presenti in questo giorno di luce. Trenta vescovi delle diocesi italiane, tra cui Mons. Francesco Cacucci (vescovo emerito della diocesi barese) e Mons. Francesco Savino (predecessore di Piccinonna alla Basilica dei Santi Medici di Bitonto), albanesi e slovacche. Con loro il cardinale Marcello Semeraro, dicastero vaticano per le cause dei santi, i rappresentanti della chiesa ortodossa, Imam della moschea reatina, un centinaio di parroci. In prima fila anche Antonio Tajani, vicepresidente del consiglio Meloni, affiancato da trentasei sindaci tra cui quello di Rieti, Daniele Sinibaldi, e di Bitonto, Francesco Paolo Ricci. E dalla sua terra natìa Palombaio e così anche Bitonto, Modugno, Molfetta oltre un centinaio di persone che hanno fatto parte del suo percorso sono giunti fin qui per festeggiarlo. Era percepibile da chiunque quanto tutti fossero uniti dallo stesso spirito di gioia e affetto per Mons. Piccinonna. Chissà che così abbia sentito meno lontana quella che è la sua casa, la sua terra con cui resta un forte legame come testimonia la presenza dell’ulivo nel suo stemma episcopale. Alcuni suoi ramoscelli c’erano anche nelle composizioni floreali che ieri erano in Cattedrale.
«Il buon Dio non ci chiede di arrivare primi, ma di arrivare insieme». Parole del neo vescovo, durante la celebrazione, che confermano quanto l’idea di unione senza esclusione alcuna sia l’essenza di un uomo da sempre vicino al prossimo e pronto a vivere questo progetto missionario nella Chiesa reatina, «una Chiesa in uscita -ha precisato- che sa prendere l’iniziativa, che si coinvolge, che accompagna, che fruttifica e che festeggia». Questo suo sentire è stato ben accolto da coloro che allargheranno le maglie della sua famiglia. «Vengo in mezzo a voi, mi metto accanto, con la mia responsabilità, per aiutarci in questo compito di ricostruzione, meglio di “rigenerazione” -ha sottolineato-. Non demordiamo e non facciamoci rubare la speranza, perciò condividiamola. Desidero vivere il tempo iniziale soprattutto mettendomi in ascolto della realtà». Nei suoi occhi traspariva la luce di Dio che lo guiderà in questo cammino, la stessa che sa infondere a tutti, specie ai più fragili. “Siamo chiamati non a fare scintille ma a far luce”, diceva, d’altronde, don Tonino Bello. Uno dei propositi che Mons. Piccinonna si è posto e cercherà di perseguire anche con la consegna simbolica, nelle prossime settimane, di una lampada nelle parrocchie territoriali a partire dalla Cattedrale. Chi lo conosce già prefigura la sua opera cristiana fatta di tanta bontà e racconti di vita, anche simpatici, da cui poter trarre insegnamento. «In questa mia bisaccia -ha detto- porto il volto e la storia di tanti che mi hanno insegnato, a volte a loro insaputa, ad amare di più». Un sentimento forte che ha reso sempre più sicuro il suo incedere in chiesa e per le strade della città. Sembrava inizialmente quasi voler entrare timidamente nella vita dei reatini, ha colpito il suo saluto commosso davanti agli occhi fieri della sua famiglia. Ed è proprio nell’abbraccio dei suoi cari e dei vescovi presenti che ha trovato la forza del mistero di Dio, il vero senso della fede che è comunione di bellezza all’insegna della semplicità e umiltà. Chiaro il riferimento ai valori francescani, a cui la diocesi reatina è legata, nel pastorale consegnato da Mons. Domenico Pompili, vescovo uscente e attualmente insediatosi a Verona.
Un sogno abitato da amore, speranza e gioia. È questo, insomma, quello che sta vivendo Mons. Piccinonna. “Stamattina non c’erano che un esercito sconquassato e una folla in frantumi. Ma una folla in frantumi, se c’è una sola coscienza nella quale era si ricompone, non è più in frantumi. Le pietre del cantiere sono un mucchio disordinato solo in apparenza, se c’è, perduto nel cantiere, un uomo, sia pure uno solo, che pensa a una cattedrale”. Non è una citazione casuale quella che Mons. Satriano ha fatto al termine della sua omelia. Tratta dal “Pilota di guerra” di Antoine de Saint-Exupery, sembra racchiudere il senso del suo essere pastore di una comunità. «Anche tu porta sempre nel cuore il sogno di Dio per questo popolo, troppe volte segnato da ferite profonde e oggi qui riunito per ri-partire, ri-cominciare con te -ha concluso l’arcivescovo-. Ti sostenga la preghiera di noi tutti e l’intercessione dei santi che hanno segnato la storia di questa terra: santa Barbara, san Francesco e il veneratissimo sant’Antonio da Padova. Ti avvolga con il suo manto Maria, Madonna del Popolo».