Ci fossero stati i fratelli Grimm, dalla storia che vi stiamo per raccontare avrebbero scritto – pressapoco, ci mancherebbe- una favola così.
“Che ci faccio, quassù, tra questi rami intricati?”, si sarà chiesto il piccolo gufo, schiuso l’uovo da qualche giorno. Ha visto le sue piume color cenere, ha pensato a quel che le malelingue dicono alla sua famiglia, che addirittura sono menagramo.
Quel viale alberato che porta al cimitero, poi…
Insomma, il piccolino ha sentito tremare un poco il nido e il vento stormire tra le foglie.
Allora, muovendo le alucce, ha immaginato di poterlo imitare. Il volo. Il vuoto. Il nulla. Fino all’atterraggio crudele sull’asfalto. Una gazza ha osservato la scena e, indispettita dalla presenza di un minuscolo, impertinente volatile, che le rubava spazio e aria- “a me, poi, che sono ladra per definizione, come si permette?”- d’un subito è piombata sul piccolino.
Sciabolar di becchi nel silenzio della sera. Tremendo. Paura tutt’intorno. Sembra quasi finire tragicamente l’esperienza aerea del pulcino, quando arrivano salvifici uomini in divisa della Polizia di stato, che, carezzandolo dolcemente, lo mettono in salvo, consegnandolo alle cure amorevoli delle guardie zoofile di Bitritto. Sognare ardentemente la libertà può comportare dei rischi, se non si è pronti e si prova l’avventura da soli…