Da millenni il riparo in grotta ha caratterizzato la storia dell’uomo. Nelle grotte naturali utilizzate come “primi rifugi”, le più antiche comunità umane crearono le prime necropoli connesse ai luoghi di culto. Dal VI al XIII secolo d.C, l’area del Mediterraneo, per le sue caratteristiche geomorfologiche e climatiche, ha in particolar modo favorito lo sviluppo di vasti insediamenti rupestri. La chiesa “grotta”, luogo più importante di tutto l’insediamento rupestre, ricavata all’interno di banchi tufacei di calcarenite, si sviluppa in planimetrie molto semplici, di forma quadrata con l’aggiunta di vani come absidi e nicchie. In esse, numerosi affreschi riproducono generalmente immagini di santi, la cui agiografia dimostra una fusione di temi da aree culturali differenti, che spaziano dall’oriente all’occidente.
In Puglia, ricordiamo le chiese rupestri di San Nicola a Mottola (VIII-IX sec.), dei Santi Andrea e Procopio a Monopoli (XI sec.), della Madonna della Grotta ad Ortelle (LE) (XIII sec.), e di San Michele delle Grotte nel complesso rupestre di Gravina in Puglia (X sec.). A Bitonto, tra le grotte della sponda meridionale di Lama Balice in contrada “Arco Camerato”, al confine con il territorio di Palese, in passato vi era una chiesetta rupestre denominata “Sant’Angelo in Camerata”, situata nelle adiacenze dell’omonimo antico casale distrutto dai Saraceni nel 992, feudo della famiglia Efrem che lo tenne dall’epoca dei Normanni fino a quella degli Svevi. Di questa vetusta chiesetta rupestre la storiografia locale poco o nulla ci dice in proposito. Presumibilmente fondata durante la dominazione bizantina dai monaci italogreci, dediti alla preghiera ed al lavoro agricolo, era caratterizzata da una cripta centrale affrescata, alla quale erono collegati attigui ambienti minori usati come celle dagli anacoreti dediti allo studio e all’agricoltura. Viene citata nel 1093 (Pergamene di S. Nicola) in un atto con il quale un certo Giorgio vendeva al presbitero Pietro una “correggia” di terra: “Avemus in loco Camerata unam corigiam de terra cum olivis et una curticellam parietate circumdatam” assieme ad altre terre confinanti con la chiesa “de Angilo de Camerata“: “secunda fine et ipsum plaium istius corigiae et tenet sursum in ipsa serra vel ipsa lama ubi est ipsum pariete anticum“.
La chiesa rupestre di Sant’Angelo in Camerata è citata ancora nel 1148 in un atto di vendita di vigne di un tale “Pascalis, magister zocarius“, ed il 20 febbraio del 1488 nei documenti del Libro Rosso dell’Università di Bitonto. Dopo anni di totale abbandono ed incuria, a seguito del crollo delle pareti della grotta, si sono persi per sempre i resti di questa caratteristica chiesetta rupestre sulle cui pareti resistevano lacerti di affreschi risalenti al XIII secolo, caratterizzati da volti di santi con le aureole, tra cui molto probabilmente spiccava la figura di San Michele Arcangelo in vesti bizantine, immagine presente nelle chiesette rupestri dedicate al capo degli angeli fedeli. Attualmente di questa vetusta chiesetta rupestre, ormai scomparsa, ne rimane appena il ricordo in una inedita foto (collezione privata) sul cui retro leggiamo: Bitonto “Grotte di Santangelo” marzo 1912.