Qualche anno fa, sul lato ovest del porto di Santo Spirito, durante i lavori di restauro presso una vecchia abitazione sita al n° 5/7 della via I° Traversa Lungomare Cristoforo Colombo , attualmente di proprietà dei sig. Michele ed Alfredo Minenna, durante i lavori di pulitura del paramento murario esterno, eliminando vecchi strati di intonaco che lo celavano, si evidenziò, inglobato nel paramento murario, un caratteristico ingresso incorniciato da stipiti in pietra riportante sull’architrave la data “A.D. 1759”. Sappiamo da antichi documenti che in tale data fu concessa, ad un privato, la costruzione di un abitazione sui resti dell’antico Castello di Argiro, sorto sul lato ovest del porto di Santo Spirito, a difesa della cala (Burg Asilu) e dell’Università di Bitonto. Internamente tale abitazione, voltata a botte, presenta massicce strutture murarie caratterizzate da grandi conci calcarei di varia forma e dimensioni, probabilmente resti di una probabile stalla adiacente al castello. Inoltre, giungendo sul terrazzino, alto circa una decina metri, sono ben visibili i resti delle massicce mura circolari del castello, inglobate nel paramento murario dell’abitazione adiacente. Tali resti testimoniano la presenza in quel luogo dell’antica roccaforte, confermandone la forma e le modeste dimensioni, descritte negli scritti del cronista giovinazzese Ludovico Paglia (sec. XVI), il quale nell’ “Istoria della città di Giovinazzo” riportava: “…fu abbruciato da quegli un nostro castello, che oggi viene detto dei Saraceni. Veggonsi le reliquie di questo castello dentro il nostro territorio verso Bari nella spiaggia, che dicono di Santo Spirito…., dalle quali può scorgersi che fosse a modo di fortezza edificato a forma rotonda, e di mediocre grandezza; in quel tempo riputato fortissimo, in modo che vi si rifugiavano gli homini dé casali vicini per essere sicuri dalle scorrerie a’ tempi di guerre…”. L’antico porto di Santo Spirito, annotato già nel sec. XII con il nome di “Burg Asilu” dal geografo arabo “El Idris”, caratterizzato da un’ampia cala naturale, sufficientemente profonda per l’attracco dei velieri mercantili e le piccole barche dei pescatori locali, era protetto da una possente roccaforte situata di fronte al molo di ponente. Tale roccaforte, oggi purtroppo scomparsa, costruita probabilmente nel VIII sec. ad opera dell’Università di Bitonto, era chiamata “Castello di Argiro”, ed era caratterizzata da una robusta torre di pianta circolare a due livelli, alta circa 10 metri, ed armata alla sommità da feritoie e caditoie. Secondo alcuni storici il castello esisteva sin dal sec. VIII ed era chiamato “Saraceno” perché distrutto dai Saraceni nella seconda metà del secolo IX. Nelle cronache di “Bisanzio Lupis” viene riportato che: “…il Castello sulla via di Bari fu distrutto da saraceni a tempo di Carlo primo Imperatore”. Sembra che nel sec. XI, durante la rivolta antibizantina, Argiro (Principe di Bari), figlio del Duca Melo di Bari, si sia fermato presso tale castello e dopo averlo ristrutturato lo adoperò come avamposto per gli assedi ai danni della vicina Giovinazzo. Da quell’epoca in poi il castello fù chiamato “di Argiro o Archirio” e non più “Saraceno”. Infatti in un documento del 1273 (Libro Rosso di Bitonto) si legge: Castellum quod est in mari ubi dicitur de Archirio” (Castello che si trova sul mare detto di Archirio). Nella relazione fatta dal perito agrario Michele Angelo Aczaro, (Libro Rosso di Bitonto, doc. CLXXXV), sulla collocazione dei termini confinari tra Bitonto, Bari e Modugno, datata 20 aprile-9 maggio 1585, si legge: ”Il primo termine principale, posto et affixo nel loco de Arenaro,….vicino al lido del mare, distante de la torre de Argiro per spatio de un miglio incirca…”. Attualmente partendo da detto termine in direzione S.Spirito, dopo aver percorso un miglio sul lungomare Cristoforo Colombo, si giunge sul lato Ovest del porto, dove certamente in passato sorgeva detto castello. Inoltre il “Vacca”, in un suo manoscritto riporta che: “il D. Raffaele Casalini, padrone della casina, fabbricata sull’area del vecchio Castello, volendo costruire una stanza sul lato dietro-posto, che guarda Giovinazzo, nel cavare le fondamenta trovò una pignatta piena di piccole monete di vile metallo assai duttile, portando questa leggenda: Arghirius Dux Barensis….monete che tenni anch’io fra le mani”. Tali monete, con molta probabilità, furono coniate nell’anno 1042 in occasione della nomina di Argiro a “Barensis Princeps Et Dux Italiane”. Osservando la “Carta Rullan”(sec. XVIII) e la “Carta Guerra”(sec. XVIII), in tale posizione geografica viene riportata la dicitura “Castel Vecchio”. In questo luogo, in vecchie foto della spiaggia, si scorgono al di là delle case ruderi di un’antica struttura, identificabili con quelli della roccaforte. In particolare, in una antica cartolina che ritrae la vetusta struttura balneare chiamata “l’Adriatico”, posizionata presumibilmente sui ruderi della roccaforte, si scorgono resti di un alto e massiccio muro circolare, inglobato nella stessa struttura balneare. Alla fine del sec. XVIII, lo stesso, ancora visibile, viene riportato sia nella topografia dell’Agrimensore Giuseppe Maria Liso (1790) con la dicitura “Torre di guardia Vecchia”, sai nella poesia scritta da G.M. Alfano (1795): “ Bitonto, ….lontana da una spiaggia oltremodo amena dell’Adriatico… chiamata Santo Spirito, guardata da una Torre ed un Castello”. Infine, in una leggenda pugliese, relativa alla presenza del frate di Assisi in Puglia, si racconta che San Francesco, unitamente al confratello Masseo, usciti dal Castello Svevo di Bari si incamminarono verso il luogo di S. Spirito e vedendo da lontano la torre di Argiro, il Santo, rivolgendosi al confratello disse: Frate Masseo, giunti che saremo colà, poseremo e oreremo nella chiesuola dello Spirito Santo”.