Dopo
anni di tentativi e di proteste, Bitonto finalmente riesce a intitolare una
strada a Carmine Gallo, uno degli avvocati, politologi e sociologi più
apprezzati e amati della città e non solo.
Ieri,
infatti, sconfiggendo le resistenze dei residenti della già I traversa Sulmone
Calia (a due passi dalla stazione), fortemente contrari al cambio di
denominazione della strada, e mettendo una pezza alla cerimonia poi andata in
bianco di tre anni fa (l’allora sindaco Raffaele Valla mise la targa, ma per le proteste dei residenti la fece ricoprire), la città dell’olivo concede il
giusto merito a uno dei suoi uomini più distinti. Dando attuazione a una
delibera del lontano 2003 e a una legge dello Stato, che impone il nome a tutte
le traverse stradali.
Da Angelo Michele e da Ippolita Ambrosi, Carmine Giovanni Alessandro
Gallo nasce nel 1914. Dopo la licenza classica conseguita al “Carmine Sylos”,
studia Giurisprudenza a Firenze ed è allievo, tra gli altri, di Calamandrei e La Pira, del quale ben presto segue quel cenacolo studentesco che forgiava i
giovani alla democrazia e alla libertà.
Politicamente,
Gallo è stato un militante della Democrazia cristiana (con la quale fu
promotore a Bitonto di uno dei primi centrosinistra in Puglia) ma, nel
crepuscolo totalitario, è stato vicino ai liberaldemocratici e ai movimenti
cattolico – democratici. Non sorprende, allora, la sua ammirazione per Giovanni
Modugno, Gaetano Salvemini, Giuseppe di Vittorio e papa Giovanni XXIII.
Ben
presto, anche per le sue cariche di consigliere comunale e provinciale, diventa politico stimato e apprezzato da amici e avversari per la sua preparazione e il suo
impegno di rinnovamento sociale.
Muore nel 1990.
«Ho
avuto la fortuna di conoscere Carmine Gallo quando ero bambino – ricorda il sindaco Michele Abbaticchio scoprendo la targa accanto ad Angela Gallo, figlia
di Carmine – e di apprezzarne l’amore per il territorio».
«Di
Carmine Gallo non possiamo dimenticare la sua felicità di amare, di lavorare, e
del suo ruolo sociale – afferma Vincenzo Robles, già docente di Storia
della Chiesa all’Università di Bari – e la sua cultura non arida, ma che
metteva in pratica con azioni concreti».
Ricordando la sua grande
ammirazione per Vincenzo Rogadeo, Robles poi ne enfatizza l’impegno sociale.
Perché Gallo è stato amministratore dell’Ente comunale di assistenza di Bitonto
e dell’Istituto professionale di Trani, ha promosso forme di cooperazione come
l’Oleificio cooperativo “Cima di Bitonto”, ed è stato componente del Consiglio
di amministrazione del Maria Cristina di Savoia.
Poi
un monito agli attuali amministratori: «Non si può governare il territorio
senza tenere ben presente gli ideali e i valori trasmessi da questo incredibile
uomo».
Ma Gallo, si diceva, era noto anche fuori i confini cittadini. Lo sa bene Stefano Bianco, conversanese doc, già consigliere provinciale, che lo definisce
«l’unico grande “senatore” bitontino dopo la morte di Angelini».
Giovanni
Procacci, invece, ricorda il politologo bitontino per essere stato un «grande
produttore di idee e di aver guardato in contemporanea al presente e al
futuro».