C’è
una città, Bitonto, che può vantare molte bellezze e qualità, ma
se le fa restare nel proprio orticello, rischia di implodere.
C’è
una città, Bitonto, troppo trincerata nel silenzio, e alcuni di
questi silenzi sono veramente inspiegabili.
C’è
una città, Bitonto, che nella più totale indifferenza riesce a
trasformare ciò che è bene in male e viceversa.
Don
Vito Piccinonna, rettore della basilica Santi Medici e della relativa
Fondazione, quando parla non lo fa mai a caso. Le parole, le sue, non sono mai casuali, e sono sempre fendenti.
L’occasione
è stata, sabato sera, un convegno all’associazione Symposium dal
tema “Il sistema antiracket in Puglia”. Accanto a lui,
l’esponente della magistratura, Giuseppe Gatti, della scuola, Michele
Marannino, dell’antiracket, Angela Castellano.
Inevitabile
parlare del rapporto tra legalità e città. “I martiri della
legalità – sottolinea –sono profeti che in realtà non dovevano esserci. Di parole
oggi se sente meno la necessità, ma alcuni silenzi sono davvero
inspiegabili”.
Primo
fendente. Il secondo arriva qualche secondo dopo: “E una città
che non parla è prossima alla morte”.
Chiaro
il concetto. La criminalità è ben salda non perché si nutre della
forza interna, ma anche di quella esterna: indifferenza, complicità
e omertà.
La
terza scossa si fa attendere qualche minuto. “Anche a Bitonto è
necessario tornare a capire cosa sia il bene e il male. Spesso si
confondono e questo non è positivo”.
L’ultima
stilettata arriva in chiusura di serata: “Ci sono delle bellezze
incredibili – ammonisce – ma se restano nel proprio orticello, si
rischia di implodere”.
Già,
Narciso e Pilato. Due mali che già aveva ravvisato il suo
predecessore, il vescovo don Francesco Savino.
Che
poi all’ombra dell’olivo qualcosa proprio non va, lo fa capire anche
Angela Castellano, presidente dell’associazione Antiracket cittadina.
“Sembra
un’isola felice – sottolinea – ma in realtà la situazione
è allarmante e allucinante. Tutti sanno che c’è estorsione, ma
nessuno parla”.
Castellano
non sbaglia. Il racket non è affatto un’ombra. Lo dice, nel gennaio
2015, il capo della squadra mobile di Bari, Luigi Rinella. Una frase
semplice ma efficace: “A Bitonto le estorsioni a commercianti e
piccoli imprenditori sono frequenti. I bitontini, con cerignolani e
andriesi, sono tra i maggiori esperti in rapine, in genere
autoarticolati e portavalori”.