Ritorna a risplendere un’antica dimora dei Santoro.
Verso la metà del settecento, nella limitrofa frazione di Palombaio, a seguito di un vistoso processo di bonifica delle terre demaniali, ecclesiastiche e feudali, numerose famiglie caratterizzate dai nuovi ceti emergenti, tra cui Caiati, Cioffrese, De Marinis, Ventafridda, Fione, Losito, ecc, danno inizio alla riconversione delle terre, al disboscamento, alla messa a coltura di piante di olivi, mandorli, viti, mediante l’utile sistema dell’enfiteusi. In seguito la bonifica si estese sempre più verso l’interno giungendo sino al feudo dei “Gentile-Verità”, denominato “Mariotto”.
Questa riconversione in senso capitalistico dell’agricoltura richiedeva per lo sfruttamento intensivo la stabile dimora dei villici e braccianti. Fu così che agli inizi dell’ottocento, nel “Palombaio”, grazie anche alla costruzione dell’arteria di collegamento tra la “Strada Provinciale trasversa” (Bitonto-Santo Spirito) ed il Regio Tratturo, ormai dismesso e sdemanializzato, intorno ai solitari Casini Sylos-Labini, Regna e Valente, si formarono nuovi nuclei residenziali della nuova “borghesia terriera”. Numerose furono le antiche “torri” trasformate in fastose dimore campestri, “corti fra gli ulivi”.
A tal fine, furono chiamati noti architetti e capimastri come Luigi Castellucci, Raffaele Comes, Michele Masotino, Giuseppe Capaldi, Salvatore Ambrosi. Sorsero così tra vigneti ed uliveti residenze di stampo umbertino, tra cui il Casino Ventafridda, Cuonzo, Marinelli, De Marinis, Modugno, Cagnetta, Losito, La Romana, Donna Eleonora Sylos-Labini, Pannone (poi Ferrara).
Tra essi ricordiamo anche il Casino “La Contessa”, ubicato su corso Vittorio Emanuele. La vetusta struttura, con funzione residenziale e di supporto alle locali attività agricole legate alla produzione di olio o vino, trae il suo nome da una nobildonna “la Contessa Santoro”, la quale affetta da una malattia respiratoriadimorò in questo casino ubicato in una zona dall’aria salubre, per tranne sollievo.
Della nobile famiglia Santoro di Bitonto ricordiamo l’avvocato Serafino. Eletto podestà di Bitonto nel 1930, vi rimase come amministratore fino al 1938, contribuendo in maniera significativa alla realizzazione d’importanti iniziative in diversi settori della vita cittadina. Per valorizzare i prodotti tipici locali ideò e organizzò la Festa dell’olio e dell’uvae diede il via ai festeggiamenti per il bicentenario della Battaglia di Bitonto e l’apparizione dell’Immacolata.
Nel 1932 restaurò la Cattedrale, chiedendo e ottenendo dal Governo un finanziamento di 35mila lire per riportare il duomo cittadino al suo aspetto originario. Da sindaco fece costruire l’edificio scolastico Principe di Piemonte, sistemò e riaprì il campo sportivo per la Festa della ginnastica, acquistò il nuovo Palazzo Gentile per stabilirvi il Municipio e costruì il Mercato coperto su piazza XX Settembre. Il Casino, costruito in tufo, di pianta quadrangolare, a due piani, presenta sulla facciata principale un bel portale arcuato incorniciato da stipiti in pietra.
Al piano terra vi è un ambiente destinato ad alloggio residenziale, dimora della contessa, dotato di un pregiato camino ed una caratteristica pescara interna attualmente trasformata in capiente e fresca cantina. Il piano superiore invece, più angusto, anticamente era adibito ad alloggio per la servitù.
Adiacenteal casino vi residuano due strutture in pietra locale ben sbozzata a martelletto, con tetto a spiovente, adibite a stalle eda depositi per attrezzi agricoli e derrate alimentari. La struttura, racchiusa in un muretto di cinta è dotata di numerosi affacci esterni abbelliti da architravi in pietra ed inferriate in ferro battuto riportanti al centro la lettera “S” ad indicare la proprietà dei Santoro.
Purtroppo nel tempo questa dimora è stata assalita più volte dai soliti ignoti i quali hanno provveduto a ripulirla di tutto l’antico arredo, arazzi, tele, ed ogni qualsivoglia oggetto d’antiquariato. Attualmente, di proprietà della famiglia Sicolo, il casino, oggetto di numerosi lavori di ristrutturazione, è tornato al suo antico splendore.