Yves Valentin ha quasi sessant’anni e da quaranta gira il mondo con animo leggero come una piuma di nibbio reale.
“Sono nato a Strasburgo, ho frequentato il liceo classico e poi sono partito. Sì, sono di origini francesi ma sto provando a confondermi con l’anima del mondo“.
Nel suo vagare per il globo terracqueo, ieri ha fatto tappa a Bitonto. “Città bella come il sole, dove tutti parlano con te e sorridono“, osserva.
Vive della carità altrui e finge di vendere amuleti di legno – “Spero abbiano il mistero secolare della natura dentro” – e legge i tarocchi a chi vuole – “No, le carte non predicono alcun futuro, ma possono confermare qualcosa che tu e solo tu pensi“.
Ha capelli e barba innevati e un po’ ingialliti dal tabacco sulle labbra.
La fascia in testa lo fa tanto hippy (“Tu sei l’ultimo hippy“, gli ha urlato festoso il camionista lucano che lo ha portato felice a zonzo per la Basilicata).
Quando sorride, sorridono pure gli occhietti piccoli come feritoie di luce.
Poi, prende un bastone e racconta: “L’ho ricevuto dopo un mese presso la tribù dei Navaho, in America. Ho superato la prova dello sciamano. Guarda, è il simbolo del mistero della vita. È ben piantato nella terra, ma è tutto proteso nel cielo e noi lo impugniamo nel mezzo e doniamo e prendiamo energia dalla terra e dal cielo. Vedi, non hai bisogno di nulla, manco dei soldi se hai capito questo“.
Yves si lascia baciare dal sole, confessa di essersi innamorato nell’83 a Creta, città del destino perché ci è capitato due volte: “Ma non voglio far soffrire nessuno“.
Infine, carezza il fido cagnolino greco, battezzato Follower, si carica in spalla la tenda che gli ha regalato il sindaco di Bitetto (“Fiorenza, donna meravigliosa e generosa“), si gusta i sospiri che gli ha donato Amedeo e riparte incontro al tutto e al nulla che è la nostra esistenza quaggiù.
Buona strada, Yves “Ulisse” Valentin…