Antiche credenze popolari raccontano le gesta notturne del licantropo, creatura mostruosa della mitologia e del folclore, uomo condannato da una maledizione a trasformarsi in un lupo feroce ad ogni plenilunio, capace di trasmettere la propria condizione ad un altro essere umano dopo averlo morso.
I bitontini più anziani ricordano angoscianti incontri notturni ravvicinati con “u lpomn” avvenuti non solo in aperta campagna ma anche nel centro abitato.
A Bitonto, in una calda serata di Maggio dei primi del Novecento, quando l’illuminazione cittadina era alquanto scarsa, in una notte di luna piena, verso le ore 22.00, mentre il signor Pasquale G. rientrava a casa percorrendo il ponte del Carmine, dopo una lunga ed estenuante giornata lavorativa nei campi, ad un tratto, sentendo alcuni strani rantoli, si rese conto di essere inseguito da una creatura spaventosa, dal volto cagnesco ricoperto di peli, con addosso vari stracci. A tale visione il signor Pasquale cominciò a correre a perdifiato, oltrepassò Porta del Carmine sino a giungere nei pressi della chiesa di San Francesco D’Assisi, dove riuscì a mettersi in salvo salendo i vari scalini ivi presenti. Infatti, a suo dire, “R Lpomn” erano incapaci di salire le scalinate e per questo attese tutta la lunga nottata sul cortile sopraelevato della chiesa. All’indomani, quasi allo spuntar del sole, la strana creatura andò via permettendo allo sventurato di far rientro a casa. In quel periodo numerosi furono le segnalazioni di queste temibili creature.
Correva voce che “U Lpomn” si aggirava nella città durante le notti di luna piena, era incapace di salire le scalinate, pungendolo con uno spillo ritornava umano, e che al suo rientro alla propria dimora doveva addormentarsi su di un giaciglio formato da tanti panni posti alla rinfusa uno sull’altro.