Tre proposte, 39 interventi per un totale di 45 milioni di euro complessivi. La Città metropolitana di Bari ha presentato la propria candidatura al “Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare” promosso dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e finalizzato a riqualificare e incrementare il patrimonio residenziale sociale, rigenerare il tessuto socio-economico, incrementare l’accessibilità, la sicurezza dei luoghi e la rifunzionalizzazione di spazi e immobili pubblici, migliorare la coesione sociale e la qualità della vita dei cittadini.
Una candidatura che arriva dopo un’intesa attività di analisi, studio, partecipazione e ascolto avviata a dicembre scorso con tutti i 41 Comuni del territorio, ma aperta anche ad associazioni datoriali e imprenditoriali, Università, Enti di ricerca, e all’intera compagine sociale del territorio metropolitano finalizzata a condividere informazioni, raccogliere idee e proposte da cui, coerentemente, sono scaturiti i singoli progetti.
Un’attività che ha visto impegnati il vicesindaco, nonché consigliere delegato alla Pianificazione strategica Michele Abbaticchio, Luigi Ranieri, referente in materia di pianificazione strategica del sindaco metropolitano, Antonio Decaro, e il gruppo di lavoro composto da dipendenti tecnici e amministrativi della Città metropolitana. Questo ha consentito alla Città metropolitana di presentare una candidatura unitaria, condivisa ed integrata che, nello stesso tempo, sintetizza e valorizza le specificità e le caratteristiche distintive dei Comuni coinvolti. Una candidatura che non si limita ad una somma di interventi distinti, ma è l’espressione unica della comune volontà di intervenire sull’intera area metropolitana per ridurre il disagio abitativo e sociale mediante la valorizzazione e la modernizzazione dei contesti abitativi prescelti.
Anche in questo caso, così come è avvenuto nel 2016 in occasione del Bando Periferie, la Città metropolitana di Bari ha svolto un ruolo di coordinamento nello sviluppo del proprio territorio, una metodologia di intervento definita dal modello di governance del processo di pianificazione strategica dello sviluppo del medesimo, di cui l’Ente si è dotato fin dal 2016. Un modello multilivello, fortemente incentrato sui principi di co-pianificazione, co-progettazione, condivisione e partecipazione.
“Il principio ispiratore di questa nuova progettualità comune è il medesimo con quale la Città metropolitana è nata e ha condotto tutte le sue attività sino ad oggi: se cresciamo tutti insieme il territorio ne beneficia e i cittadini si sentono parte di un’unica comunità – afferma il sindaco metropolitano, Antonio Decaro -. Per questo dopo il successo della candidatura al Bando periferie del 2016 abbiamo voluto replicare la stessa esperienza pianificando in maniere sinergica e integrata gli interventi da realizzare mantenendo e valorizzando le specificità dei singoli territori. In questo modo potremo avere uno sviluppo omogeneo dei luoghi dell’area metropolitana garantendo a tutti i Comuni la stessa possibilità di accesso ai fondi e lo stesso livello di assistenza progettuale e procedurale. Voglio ringraziare per questo lo staff della Città metropolitana che ha recepito in pieno questo spirito di collaborazione traducendolo in un vero e proprio metodo di lavoro”. Il bando nazionale prevede un contributo 15 milioni di euro per ogni proposta ammessa al finanziamento per un numero massimo di tre proposte da poter presentare. La Città metropolitana ne ha presentate tre, così denominate: “Abitare i borghi: luoghi dell’acqua e della cultura”, “Nuova ecologia dell’abitare” e “RigenerAzioni Urbane”.
Ad interessare la città di Bitonto, in particolare, è il progetto “Nuova ecologia dell’abitare”.
Tale proposta mira a rispondere a specifici bisogni di sviluppo sostenibile delle comunità locali, mediante interventi diretti alla cura e al riequilibrio dei territori, con riferimento ai margini urbani degli insediamenti a contatto con lo spazio agricolo e naturale periurbano. I comuni interessati sono: Binetto, Bitonto, Casamassima, Gravina in Puglia, Mola di Bari, Molfetta, Noci, Noicattaro, Poggiorsini, Putignano, Sammichele di Bari, Terlizzi.
Le aree di intervento individuate si caratterizzano per condizione geografica di distanza dalla città consolidata, di isolamento e degrado. Spesso includono zone di edilizia residenziale pubblica, aree PEEP, o insediamenti ai margini della città consolidata, investiti da processi di depauperamento delle risorse ambientali, caratterizzati dalla presenza di immobili sottoutilizzati o dismessi, dall’assenza di presidi per la vita in comunità. Al confine con lo spazio agricolo, in una condizione di indifferenza agli ampi spazi agricoli e naturali che li circondano, sotto l’aspetto formale, spaziale e relazionale, verso i quali resiste il solo legame visivo. Sono presenti, in misura variabile, fenomeni di abbandono, degrado edilizio, igienico, ambientale e sociale. Il degrado può manifestarsi in misura variabile negli impianti morfologici, nelle dotazioni infrastrutturali e di servizi, nelle condizioni del patrimonio edilizio e in quelle generali della vivibilità e dell’ambiente urbano. Per ciascuno dei contesti individuati la proposta costruisce un progetto di riqualificazione paesaggistica attraverso l’introduzione di una nuova matrice ambientale, costituita dal grande spazio naturale e agricolo di margine, integrata alla componente insediativa. Si persegue, quindi, una riorganizzazione fisica ed ecologica dei luoghi, volta al riequilibrio della distribuzione di servizi, di dotazioni territoriali, di infrastrutture per la mobilità dolce, alla riqualificazione e rifunzionalizzazione del patrimonio edilizio, nonché alla riduzione del disagio sociale e abitativo.