Migliorano le condizioni della piccola Rosalba, la bambina, di appena due anni, che ha contratto la SEU (Sindrome emolitico – uremica) ed è stata ricoverata nel reparto di terapia intensiva al Giovanni XXIII di Bari. Una malattia che ha costretto la piccola a lottare per la sopravvivenza per diverse settimane.
A comunicarlo è stata la madre, in una lettera inviata alla Gazzetta del Mezzogiorno e pubblicata nei giorni scorsi. Una lettera in cui ringrazia il personale medico per l’attenzione che hanno dedicato a Rosalba, specialmente nei momenti più critici, in cui incombeva la minaccia di esiti tragici.
«Infinitamente grazie! Ogni genitore all’inizio dell’estate si appresta a programmare le vacanze, sforzandosi di fare in modo che i propri figli possano divertirsi il più possibile – riporta il testo della missiva – Si sa, ci nutriamo dei loro sorrisi! Ma mai nessuno si aspetterebbe che, da un momento all’altro, la vita di quel figlio, tanto atteso e tanto amato, possa ritrovarsi appesa a un filo. E poi perché? Per quale causa? Una mozzarellina? Un pezzo d’anguria? A me sa ancora di assurdo! Rosalba a soli due anni si è ritrovata a lottare contro un batterio (“escherichia coli”, mutato in Seu, sindrome emolitico-uremica) molto aggressivo che, in pochissime ore, l’ha ridotta in fin di vita. Quelle parole risuonano ancora forte nella testa: “Preparatevi al peggio, la malattia della bambina è in fase cronica”. Mentre i medici della Rianimazione e delle Nefrologia dell’ospedale “Giovanni XXIII” di Bari (dottori Milella e Giordano e rispettive équipe) pronunciavano quelle parole, noi li guardavamo negli occhi e non vedevamo solo medici ma genitori, uomini e donne che stavano vivendo assieme a noi tutto quel dramma, quel grande dolore, ma nonostante la situazione fosse disperata non hanno mollato, non hanno mai smesso di credere che a quella luce in fondo al tunnel si deve provare ad arrivare. “La situazione è critica ma Rosalba c’è e noi non possiamo mollare” ci dicevano. Noi oggi possiamo solo dire loro infinitamente grazie. Grazie per non aver mai smesso di “massaggiare” il cuore di nostra figlia, durante i due arresti cardiaci, per avere eseguito un protocollo così complicato in maniera così professionale e grazie per aver tenuto la mano alla mia bambina quando io, sua madre, non potevo farlo. La strada per la ripresa di Rosalba è ancora lunga. Ma adesso noi, grazie a voi medici dell’Ospedale Pediatrico, possiamo ancora lottare. Grazie di cuore alla dottoressa Lippolis (la psicologa) per averci ascoltati e supportati in questo cammino. Grazie a tutti voi che assieme a noi avete ininterrottamente pregato e supplicato la guarigione di Rosalba. Sono sicura che lassù qualcuno ci ha ascoltati».