La “prima parte” era andata in scena a gennaio (clicca qui per articolo https://bit.ly/2W14EF9). Dal comando di polizia locale si sono affidati all’ex Equitalia – dal 2016 “Agenzia delle Entrate-Riscossioni” – per recuperare oltre 1milione e 300mila euro di sanzioni amministrative non pagate negli anni 2016 e 2017, e tutte – o quasi – figlie di infrazioni in materia di soste, assicurazioni, precedenze, semafori rossi, e tanto tanto altro.
Il sequel si è consumato nei giorni scorsi, perché il dirigente dei vigili urbani, Gaetano Paciullo, ha firmato un’apposita determina con la quale si chiede sempre allo stesso Ente di mettere in riscossione quasi altri 340mila euro. Cosa sono? Semplice: l’ammontare della quota non pagata per le infrazioni al codice della strada verificatesi nel 2018.
Anche in questo caso si fa riferimento alla precisa normativa: l’articolo 206, secondo cui “in caso di mancato pagamento effettuato nei termini previsti dagli artt. 202 e 204 del nuovo Codice della strada, la riscossione delle somme dovute a titolo di sanzione amministrativa pecuniaria è regolata dall’art. 27 della Legge 689 del 24/11/1981 con iscrizione a ruolo”; l’articolo 203, che sottolinea come “qualora il pagamento non sia avvenuto nel termine di 60 gg. dalla notificazione o contestazione del verbale di contestazione e non sia stato proposto ricorso o opposizione, il verbale stesso, costituisce titolo esecutivo per una somma pari alla metà del massimo della sanzione amministrativa edittale, con l’aggiunta delle spese di procedimento”; l’art. 27 della L.689/81 nella parte in cui, in tema di esecuzione forzata, dispone che, decorso inutilmente il termine previsto per il pagamento, l’autorità competente procede alla riscossione delle somme dovute”.
Una domanda, allora, è lecita porsela: cosa avrebbero potuto fare, da Palazzo Gentile, con un altro milione e 600mila euro nelle casse?