Scene da film di un’altra epoca.
All’alba, nei pressi della stazione Bari Nord, ogni giorno decine di ragazzi stranieri vanno a caccia di un posto di lavoro in campagna. Vengono dal Cara di Bari-Palese e per loro ogni volta è un’odissea, visto che gli orari d’entrata e uscita sono un problema.
Ne ha parlato Afana Docteur, il rappresentante dei migranti: “Molti di loro devono stare in campagna, nel circondario tra Bitonto, Palo, Bitritto, alle 5:30 del mattino, dal Cara si può uscire solo dalle 7. Cosa succede? Devono scavalcare muri di sei metri con filo spinato, abbiamo documentato di gente che si è fratturata le braccia. Se si torna dal lavoro dopo le 21, non puoi più entrare e dormi fuori. La ‘prigione’ si chiude alle 20.30. Pensate sia un piacere scavalcare? Uscire così d’inverno, sotto la pioggia? Ma il prefetto e la politica lo sanno”. I braccianti “vengono pagati a nero, senza contratto, solo per guadagnare qualcosa, senza chiedere nulla allo Stato, senza vivere con la ‘carta laica’”.
Quando viene chiesto come funziona, risponde: “È una specie di pocket money, con quattro euro da poter cambiare nei negozi del centro, spesso si è costretti a ‘svenderlo’ nei negozietti di proprietà dei bengalesi”.
Per Docteur “è un cane che si morde la coda: ci dicono che servono i documenti per lavorare, ma non danno i documenti, né una residenza. Come facciamo? Rendete le persone autonome e per farlo servono i documenti, la libertà di poter entrare e uscire, delle condizioni umane migliori”. Così, secondo il rappresentante, “si incentiva la malavita, la criminalità organizzata. Qui è peggio della Tunisia: si è trattati come sacchi di patate e nessuno è al sicuro. La sicurezza si misura con l’accesso ai diritti. Invece qui si lucra sull’immigrazione, lo fanno le cooperative, le associazioni. Ma ora basta, vogliamo solo parlare col prefetto e trovare soluzioni”.
E rincara la dose: “Conosco la sofferenza che queste persone vivono lì. Io mi vergogno perché non sono riuscito a fare niente. In giro ci sono solo politicanti, propagandisti, destra o sinistra sono la stessa cosa: se dovessi andare in tv, smonterei entrambi. Ma ai migranti non viene data la possibilità di intervenire nei talkshow“.
L’unica soluzione è sensibilizzare le autorità: “Vogliamo parlare con il prefetto per trovare delle soluzioni adeguate alle condizioni socioeconomiche di chi vive nel Centro di accoglienza”. “Li tengono in prigione – osserva ancora -, in una zona militare protetta. Cosa sono banditi, mafiosi? – dice ai giornalisti – Non possono entrare e uscire liberamente ed è la prima cosa che bisogna cambiare: è un bunker”.
E conclude: “Le condizioni di vita sono sgradevoli. Dentro un container ci sono 10 persone, quando ce ne dovrebbero essere quattro”.