Minacce, calci, pugni. È quello che hanno subito per mesi fino all’ultima violenta aggressione di sabato scorso Cosimo Lovero e Nunzia Liso, proprietari di una norcineria in piazza Cattedrale a Bitonto. Ancora in corso le indagini dei carabinieri di Modugno che stanno analizzando le immagini delle telecamere di videosorveglianza incrociando i racconti di vittime e testimoni. Dei circa venti minori della baby gang, ne sarebbero stati identificati cinque. Quanto accaduto ha toccato i cittadini che oggi, alle 19, si riuniranno davanti al loro locale (in riapertura domani) per un’iniziativa di solidarietà dal titolo “La sedia rotta”. Scendere in piazza sarà anche un modo per ricucire il tessuto di una comunità che a volte sembra rischiare davvero di lacerarsi con episodi di violenza inaudita. E se a questo si aggiunge il fatto che i protagonisti delle aggressioni -come in questo caso- sono minori che fanno parte di una baby gang, il quadro diventa più complesso. «È in atto già da tempo una emergenza educativa che non si può più ignorare», ha dichiarato Angela Scolamacchia, docente tra i promotori dell’iniziativa. Per la sua professione e come ex assessore all’istruzione di Bitonto conosce più da vicino la realtà del centro storico, «ho spesso dovuto fronteggiare situazioni di grandi criticità legate a contesti familiari svantaggiati -ha raccontato-. Non sempre, purtroppo, le azioni messe in campo hanno avuto esiti positivi perché se manca un lavoro sinergico tra le varie agenzie formative, gli sforzi e gli interventi messi in atto risultano vani ed inefficaci». Maleducazione, volgarità, odio per la divisa e violenza. Sono alcune caratteristiche di questi gruppi di adolescenti per cui «l’aggressività, la violenza verbale, il non rispetto delle regole costituisce la ” normalità” nelle relazioni con gli altri -ha aggiunto la docente-. Sono bambini o ragazzi che non scelgono il contesto in cui nascere e per il recupero dei quali ora più che mai è necessario pensare a mettere in rete attività mirate non solo per “punire” ma, soprattutto, per affiancare le famiglie che evidentemente non hanno gli strumenti per un recupero sociale che deve essere garantito a tutti». «Dobbiamo costruire insieme -ha precisato Vincenzo Gesualdo, presidente degli psicologi pugliesi-, coinvolgendo realtà associative, culturali o sportive, percorsi di educazione alla relazione, al rispetto delle regole del vivere insieme». Ma la parte più complessa «è scardinare dal gruppo il pensiero della violenza come unica via per emergere e condurre il singolo ad affrontare un percorso volto a riconoscere l’altro e l’alterità come una possibilità di crescita e confronto e non come una preda per imporre il proprio dominio». Sul territorio ognuno deve fare la sua parte, «le autorità e la giustizia -ha concluso Gesualdo- faranno il proprio corso con quanti fanno parte della baby gang, ma serve attivare una rete competente che possa segnalare le situazioni di disagio per bloccare sul nascere questo fenomeno». Dopo quanto successo a Cosimo e Nunzia, «chiediamo all’amministrazione -ha dichiarato Cristina Lovascio, delegata locale della Confcommercio- di organizzare un incontro tecnico per esaminare con attenzione gli strumenti in nostro possesso per poter intervenire e prevenire questi episodi». Ma non solo, un appello è rivolto anche agli attori del commercio e della ristorazione ai quali «chiediamo di unirci e diventare una cosa sola contro questa condotta aberrante. Siamo di più e più forti e soprattutto siamo noi e la città ad aver qualcosa da perdere». Ai cittadini, invece, «chiediamo -ha aggiunto Lovascio- di non girarsi dall’altra parte ma di marcare bene il territorio, lo stesso territorio che un giorno vedrà passeggiare il proprio genitore, figlio, amico e si vorrà dare per scontato sia sicuro». Dopo la pandemia, la guerra, i rincari e l’inflazione, «non possiamo permetterci anche questi fenomeni e non possiamo più accettarli. Sono gravi. La Confcommercio -ha concluso Lovascio- chiede che si faccia qualcosa e subito, stiamo vivendo un periodo difficile che si protrae da troppo tempo, e anche questi episodi non sono tollerabili».
Minacce, calci, pugni. È quello che hanno subito per mesi fino all’ultima violenta aggressione di sabato scorso Cosimo Lovero e Nunzia Liso, proprietari di una norcineria in piazza Cattedrale a Bitonto. Ancora in corso le indagini dei carabinieri di Modugno che stanno analizzando le immagini delle telecamere di videosorveglianza incrociando i racconti di vittime e testimoni. Dei circa venti minori della baby gang, ne sarebbero stati identificati cinque. Quanto accaduto ha toccato i cittadini che oggi, alle 19, si riuniranno davanti al loro locale (in riapertura domani) per un’iniziativa di solidarietà dal titolo “La sedia rotta”. Scendere in piazza sarà anche un modo per ricucire il tessuto di una comunità che a volte sembra rischiare davvero di lacerarsi con episodi di violenza inaudita. E se a questo si aggiunge il fatto che i protagonisti delle aggressioni -come in questo caso- sono minori che fanno parte di una baby gang, il quadro diventa più complesso. «È in atto già da tempo una emergenza educativa che non si può più ignorare», ha dichiarato Angela Scolamacchia, docente tra i promotori dell’iniziativa. Per la sua professione e come ex assessore all’istruzione di Bitonto conosce più da vicino la realtà del centro storico, «ho spesso dovuto fronteggiare situazioni di grandi criticità legate a contesti familiari svantaggiati -ha raccontato-. Non sempre, purtroppo, le azioni messe in campo hanno avuto esiti positivi perché se manca un lavoro sinergico tra le varie agenzie formative, gli sforzi e gli interventi messi in atto risultano vani ed inefficaci». Maleducazione, volgarità, odio per la divisa e violenza. Sono alcune caratteristiche di questi gruppi di adolescenti per cui «l’aggressività, la violenza verbale, il non rispetto delle regole costituisce la ” normalità” nelle relazioni con gli altri -ha aggiunto la docente-. Sono bambini o ragazzi che non scelgono il contesto in cui nascere e per il recupero dei quali ora più che mai è necessario pensare a mettere in rete attività mirate non solo per “punire” ma, soprattutto, per affiancare le famiglie che evidentemente non hanno gli strumenti per un recupero sociale che deve essere garantito a tutti». «Dobbiamo costruire insieme -ha precisato Vincenzo Gesualdo, presidente degli psicologi pugliesi-, coinvolgendo realtà associative, culturali o sportive, percorsi di educazione alla relazione, al rispetto delle regole del vivere insieme». Ma la parte più complessa «è scardinare dal gruppo il pensiero della violenza come unica via per emergere e condurre il singolo ad affrontare un percorso volto a riconoscere l’altro e l’alterità come una possibilità di crescita e confronto e non come una preda per imporre il proprio dominio». Sul territorio ognuno deve fare la sua parte, «le autorità e la giustizia -ha concluso Gesualdo- faranno il proprio corso con quanti fanno parte della baby gang, ma serve attivare una rete competente che possa segnalare le situazioni di disagio per bloccare sul nascere questo fenomeno». Dopo quanto successo a Cosimo e Nunzia, «chiediamo all’amministrazione -ha dichiarato Cristina Lovascio, delegata locale della Confcommercio- di organizzare un incontro tecnico per esaminare con attenzione gli strumenti in nostro possesso per poter intervenire e prevenire questi episodi». Ma non solo, un appello è rivolto anche agli attori del commercio e della ristorazione ai quali «chiediamo di unirci e diventare una cosa sola contro questa condotta aberrante. Siamo di più e più forti e soprattutto siamo noi e la città ad aver qualcosa da perdere». Ai cittadini, invece, «chiediamo -ha aggiunto Lovascio- di non girarsi dall’altra parte ma di marcare bene il territorio, lo stesso territorio che un giorno vedrà passeggiare il proprio genitore, figlio, amico e si vorrà dare per scontato sia sicuro». Dopo la pandemia, la guerra, i rincari e l’inflazione, «non possiamo permetterci anche questi fenomeni e non possiamo più accettarli. Sono gravi. La Confcommercio -ha concluso Lovascio- chiede che si faccia qualcosa e subito, stiamo vivendo un periodo difficile che si protrae da troppo tempo, e anche questi episodi non sono tollerabili».
Minacce, calci, pugni. È quello che hanno subito per mesi fino all’ultima violenta aggressione di sabato scorso Cosimo Lovero e Nunzia Liso, proprietari di una norcineria in piazza Cattedrale a Bitonto. Ancora in corso le indagini dei carabinieri di Modugno che stanno analizzando le immagini delle telecamere di videosorveglianza incrociando i racconti di vittime e testimoni. Dei circa venti minori della baby gang, ne sarebbero stati identificati cinque. Quanto accaduto ha toccato i cittadini che oggi, alle 19, si riuniranno davanti al loro locale (in riapertura domani) per un’iniziativa di solidarietà dal titolo “La sedia rotta”. Scendere in piazza sarà anche un modo per ricucire il tessuto di una comunità che a volte sembra rischiare davvero di lacerarsi con episodi di violenza inaudita. E se a questo si aggiunge il fatto che i protagonisti delle aggressioni -come in questo caso- sono minori che fanno parte di una baby gang, il quadro diventa più complesso. «È in atto già da tempo una emergenza educativa che non si può più ignorare», ha dichiarato Angela Scolamacchia, docente tra i promotori dell’iniziativa. Per la sua professione e come ex assessore all’istruzione di Bitonto conosce più da vicino la realtà del centro storico, «ho spesso dovuto fronteggiare situazioni di grandi criticità legate a contesti familiari svantaggiati -ha raccontato-. Non sempre, purtroppo, le azioni messe in campo hanno avuto esiti positivi perché se manca un lavoro sinergico tra le varie agenzie formative, gli sforzi e gli interventi messi in atto risultano vani ed inefficaci». Maleducazione, volgarità, odio per la divisa e violenza. Sono alcune caratteristiche di questi gruppi di adolescenti per cui «l’aggressività, la violenza verbale, il non rispetto delle regole costituisce la ” normalità” nelle relazioni con gli altri -ha aggiunto la docente-. Sono bambini o ragazzi che non scelgono il contesto in cui nascere e per il recupero dei quali ora più che mai è necessario pensare a mettere in rete attività mirate non solo per “punire” ma, soprattutto, per affiancare le famiglie che evidentemente non hanno gli strumenti per un recupero sociale che deve essere garantito a tutti». «Dobbiamo costruire insieme -ha precisato Vincenzo Gesualdo, presidente degli psicologi pugliesi-, coinvolgendo realtà associative, culturali o sportive, percorsi di educazione alla relazione, al rispetto delle regole del vivere insieme». Ma la parte più complessa «è scardinare dal gruppo il pensiero della violenza come unica via per emergere e condurre il singolo ad affrontare un percorso volto a riconoscere l’altro e l’alterità come una possibilità di crescita e confronto e non come una preda per imporre il proprio dominio». Sul territorio ognuno deve fare la sua parte, «le autorità e la giustizia -ha concluso Gesualdo- faranno il proprio corso con quanti fanno parte della baby gang, ma serve attivare una rete competente che possa segnalare le situazioni di disagio per bloccare sul nascere questo fenomeno». Dopo quanto successo a Cosimo e Nunzia, «chiediamo all’amministrazione -ha dichiarato Cristina Lovascio, delegata locale della Confcommercio- di organizzare un incontro tecnico per esaminare con attenzione gli strumenti in nostro possesso per poter intervenire e prevenire questi episodi». Ma non solo, un appello è rivolto anche agli attori del commercio e della ristorazione ai quali «chiediamo di unirci e diventare una cosa sola contro questa condotta aberrante. Siamo di più e più forti e soprattutto siamo noi e la città ad aver qualcosa da perdere». Ai cittadini, invece, «chiediamo -ha aggiunto Lovascio- di non girarsi dall’altra parte ma di marcare bene il territorio, lo stesso territorio che un giorno vedrà passeggiare il proprio genitore, figlio, amico e si vorrà dare per scontato sia sicuro». Dopo la pandemia, la guerra, i rincari e l’inflazione, «non possiamo permetterci anche questi fenomeni e non possiamo più accettarli. Sono gravi. La Confcommercio -ha concluso Lovascio- chiede che si faccia qualcosa e subito, stiamo vivendo un periodo difficile che si protrae da troppo tempo, e anche questi episodi non sono tollerabili».
Minacce, calci, pugni. È quello che hanno subito per mesi fino all’ultima violenta aggressione di sabato scorso Cosimo Lovero e Nunzia Liso, proprietari di una norcineria in piazza Cattedrale a Bitonto. Ancora in corso le indagini dei carabinieri di Modugno che stanno analizzando le immagini delle telecamere di videosorveglianza incrociando i racconti di vittime e testimoni. Dei circa venti minori della baby gang, ne sarebbero stati identificati cinque. Quanto accaduto ha toccato i cittadini che oggi, alle 19, si riuniranno davanti al loro locale (in riapertura domani) per un’iniziativa di solidarietà dal titolo “La sedia rotta”. Scendere in piazza sarà anche un modo per ricucire il tessuto di una comunità che a volte sembra rischiare davvero di lacerarsi con episodi di violenza inaudita. E se a questo si aggiunge il fatto che i protagonisti delle aggressioni -come in questo caso- sono minori che fanno parte di una baby gang, il quadro diventa più complesso. «È in atto già da tempo una emergenza educativa che non si può più ignorare», ha dichiarato Angela Scolamacchia, docente tra i promotori dell’iniziativa. Per la sua professione e come ex assessore all’istruzione di Bitonto conosce più da vicino la realtà del centro storico, «ho spesso dovuto fronteggiare situazioni di grandi criticità legate a contesti familiari svantaggiati -ha raccontato-. Non sempre, purtroppo, le azioni messe in campo hanno avuto esiti positivi perché se manca un lavoro sinergico tra le varie agenzie formative, gli sforzi e gli interventi messi in atto risultano vani ed inefficaci». Maleducazione, volgarità, odio per la divisa e violenza. Sono alcune caratteristiche di questi gruppi di adolescenti per cui «l’aggressività, la violenza verbale, il non rispetto delle regole costituisce la ” normalità” nelle relazioni con gli altri -ha aggiunto la docente-. Sono bambini o ragazzi che non scelgono il contesto in cui nascere e per il recupero dei quali ora più che mai è necessario pensare a mettere in rete attività mirate non solo per “punire” ma, soprattutto, per affiancare le famiglie che evidentemente non hanno gli strumenti per un recupero sociale che deve essere garantito a tutti». «Dobbiamo costruire insieme -ha precisato Vincenzo Gesualdo, presidente degli psicologi pugliesi-, coinvolgendo realtà associative, culturali o sportive, percorsi di educazione alla relazione, al rispetto delle regole del vivere insieme». Ma la parte più complessa «è scardinare dal gruppo il pensiero della violenza come unica via per emergere e condurre il singolo ad affrontare un percorso volto a riconoscere l’altro e l’alterità come una possibilità di crescita e confronto e non come una preda per imporre il proprio dominio». Sul territorio ognuno deve fare la sua parte, «le autorità e la giustizia -ha concluso Gesualdo- faranno il proprio corso con quanti fanno parte della baby gang, ma serve attivare una rete competente che possa segnalare le situazioni di disagio per bloccare sul nascere questo fenomeno». Dopo quanto successo a Cosimo e Nunzia, «chiediamo all’amministrazione -ha dichiarato Cristina Lovascio, delegata locale della Confcommercio- di organizzare un incontro tecnico per esaminare con attenzione gli strumenti in nostro possesso per poter intervenire e prevenire questi episodi». Ma non solo, un appello è rivolto anche agli attori del commercio e della ristorazione ai quali «chiediamo di unirci e diventare una cosa sola contro questa condotta aberrante. Siamo di più e più forti e soprattutto siamo noi e la città ad aver qualcosa da perdere». Ai cittadini, invece, «chiediamo -ha aggiunto Lovascio- di non girarsi dall’altra parte ma di marcare bene il territorio, lo stesso territorio che un giorno vedrà passeggiare il proprio genitore, figlio, amico e si vorrà dare per scontato sia sicuro». Dopo la pandemia, la guerra, i rincari e l’inflazione, «non possiamo permetterci anche questi fenomeni e non possiamo più accettarli. Sono gravi. La Confcommercio -ha concluso Lovascio- chiede che si faccia qualcosa e subito, stiamo vivendo un periodo difficile che si protrae da troppo tempo, e anche questi episodi non sono tollerabili».