Nelle prime ore della mattinata odierna, a Bitonto, la Polizia di Stato ha tratto in arresto Domenico Liso, classe 1990, Damiano Caputo, classe 1998 e Vito Antonio Tarullo, classe 1984, tutti aggravati da precedenti penali di polizia per vari reati, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, in quanto ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di porto illegale di armi in luogo pubblico e lesioni personali aggravate, con l’aggravante di aver commesso i reati con l’utilizzo del metodo mafioso, a norma dell’art. 7 Leg.203/91.
Dalle indagini svolte in sinergia dai poliziotti della Squadra Mobile di Bari e del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Bitonto, coadiuvati dal personale del Reparto Prevenzione Crimine “Puglia Settentrionale”, è emerso che gli odierni arrestati, il 29 settembre scorso, avevano brutalmente aggredito e percosso, sotto la minaccia di due pistole, un uomo avulso da dinamiche criminali ma parente di un altro pregiudicato, legato a gruppi criminali della zona, al solo fine di fare arrivare a quest’ultimo un messaggio intimidatorio, attuando in tal modo una vera e propria vendetta trasversale, propria delle organizzazioni di stampo mafioso.
A rafforzare lo spirito intimidatorio, il gesto di uno degli aggressori che, dopo aver bloccato la vittima e prima di percuoterla con particolare violenza, si scopriva il volto travisato facendosi riconoscere, forte dell’assoggettamento e dell’omertà che ciò avrebbe provocato nella persona offesa, dando poi luogo alle percosse e “consegnando” al contempo alla povera vittima il messaggio da dare al parente.
Il tenore del messaggio e le modalità con cui lo stesso è stato “consegnato” alla vittima (attraverso un brutale pestaggio, a volto coperto, in un’area pubblica con ostentazione di violenza e disponibilità di armi), costituiscono elementi tali da conferire all’intera vicenda la matrice di azione dimostrativa ed al contempo trasversale, tipica dei peggiori contesti mafiosi.
Le immediate indagini, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bari, conseguenti all’allarmante episodio, hanno permesso di fare luce sugli accadimenti attribuendo specifiche responsabilità agli autori del gesto, indirizzato verso un uomo ignaro ed avulso dalle dinamiche criminali.
Le investigazioni proseguono al fine di ben delineare il contesto in cui è maturata la decisione della spedizione armata ed evidenziarne i motivi verosimilmente legati al controllo delle attività illecite nel territorio bitontino ove, da anni, si contendono il predominio due gruppi criminali.
Al termine degli atti di rito, i tre sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Bari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.