Dopo alcuni giorni di silenzio, torna a parlare il sindaco Michele Abbaticchio in merito
alla questione dei due locali venduti ai privati di Palazzo Sylos – Calò, sede
attuale della Galleria Nazionale Devanna.
Il primo cittadino, in una breve intervista esclusiva
rilasciata al nostro giornale telematico, ha voluto fare chiarezza sulla
vicenda ed annunciare in via definitiva la risoluzione della questione, anche e
soprattutto con i nuovi proprietari dei due immobili.
La mancata
comunicazione. Sulla vicenda pesa il silenzio della Sovraintendenza nei
confronti del sindaco, con la comunicazione pervenuta solo agli uffici comunali
ma non alla parte politica.
«Non si è mai visto
che la Sovrintendenza non scriva al sindaco e alla politica, il funzionario che
ha ricevuto la lettera ha applicato il decreto legislativo 2014 che dà potere
al responsabile del procedimento del Patrimonio di fare la dichiarazione se di carattere
d’urgenza, ma effettivamente non c’erano le condizioni. La lettera non parla di
Palazzo Sylos – Calò ma di Palazzo Gentile – Calò, quindi per il funzionario
può essere stato fuorviante il titolo, ma indipendentemente da tutto questo, anche
se il funzionario mi avesse detto che qui stanno vedendo, io non avrei potuto
farci nulla nei termini dell’acquisizione, ma avrei fatto quello che poi siamo
riusciti a fare, ovvero chiedere ai proprietari, visto il disinteresse del
Mibact (Ministero Beni e Attività Culturali e Turismo), di utilizzare quei
locali ad un uso confacente con quello della Galleria. Qualcuno ha malignato
dicendo che siccome questa cosa sia accaduta ad ottobre, è strano che la
vicenda dell’acquisto poi sia uscita a gennaio, in piena campagna elettorale,
dopo l’annuncio della candidatura di Bitonto a capitale della cultura. Ma
chiaramente sono voci che non intendo seguire».
Lo stato e l’uso dei
locali. «Lo stato è pietoso, sarà
necessario un finanziamento per un recupero importante. Il Comune, da parte
sua, ha invitato i proprietari del locali a non destinare i due immobili ad un
utilizzo diverso da quello coerente con la Galleria Nazionale. Dunque, se la
destinazione sarà come bookshop l’investimento sarà più contenuto, su altre
tipologie di attività invece potrebbe essere molto più elevato. Comunque sono
locali dalla superficie oggettivamente ridotta, che secondo il MIbact mal si
pongono per l’uso espositivo. Ma è preferibile utilizzarli per un uso coerente
con le finalità della Galleria. L’assessore Mangini ha lanciato questa idea
dell’Associazione degli amici di Devanna, in modo da invitare tutti i privati,
interessati ad aprire un bookshop, a far parte di questo progetto con crowdfunding.
Io sono stato chiaro, se l’uso di quei locali non sarebbe stato confacente alla
Galleria, l’Amministrazione si sarebbe posta in posizione contraria, ma i proprietari,
bitontini, sono stati cortesi ed hanno capito, amando anche loro la città».
Chiusura
con un pensiero alle ragioni della famiglia
Devanna. «La famiglia Devana ha ragione ad essere arrabbiata perché sin dal
momento in cui il Comune, con la Giunta Pice, donò il palazzo, che è
importante, il Ministero avrebbe dovuto dare subito seguito all’acquisto dei
locali. Se oggi, a distanza di oltre dieci anni, stiamo ancora parlando che
dobbiamo rincorrere le prelazioni per l’acquisto, vuol dire che c’è qualcosa che
non va».