Se n’è andato anche “Manuelino” Modugno: un uomo buono e mite, sempre accogliente con il suo naturale garbo e il suo placido sorriso. Aveva la sua cartolibreria – della storica ditta Garofalo – in via Mercanti, proprio all’ingresso della parte antica di Bitonto. Quelle cartolerie erano davvero luoghi magici, dove il tempo sembrava essersi fermato, con il profumo di gomma, carta, grafite e inchiostro. Chiedevo a mio padre di andarci spesso, anche se non avevamo bisogno di niente, perché era irresistibile l’atmosfera in cui si era immersi di fronte a quaderni, notes di colori sfavillanti, zaini, matite e astucci.
I libri scolastici si ritiravano gratuitamente dopo aver consegnato al cartolaio la preziosa “cedola”. E poi il fascino dei pennarelli, disposti come tanti arcobaleni, o le care vecchie Bic colorate, le carte assorbenti e lo struggente profumo della Coccoina. Gli astucci, quelli grandi, a triplo scomparto, con i righelli, i pennarelli e il temperamatite. I quaderni, che nei mesi dell’anno scolastico si sarebbero riempiti di parole, storie, numeri, esercizi, pensieri grandi e piccoli e, inevitabilmente, di errori. Poi finivano in quegli archivi della memoria del cuore che le mamme creavano negli scomparti degli armadi.
Mio padre era un cliente abituale della cartoleria di Manuelino, dove si riforniva periodicamente di tutto il materiale di cancelleria per il suo lavoro nel vecchio ufficio del catasto. Tra di loro era nata così una spontanea e bella amicizia e ogni “puntatina” in quella che somigliava, a suo modo, ad una bottega artigiana, era per me una piccola grande festa. Mentre mio padre e “Manuelino” chiacchieravano, io me ne andavo in giro in quel profumato bazar. Molto spesso tornavamo a casa con un grosso cilindro fatto di vecchi giornali avvolti anzi “celati” in un grande foglio di carta da pacco. Erano numeri arretrati di rotocalchi che erano rimasti invenduti.
Il buon “Manuelino”, nostro carissimo amico, aveva scoperto uno stratagemma per poterceli regalare. Strappava l’intestazione del settimanale con il nome della testata, il prezzo e la data di uscita e li rimandava alla casa editrice. Così poteva trattenere le copie invendute che ci regalava per la gioia di mia madre, che poteva leggere le storie d’amore dei personaggi famosi. Era particolarmente attirata dalle vicende non sempre lineari delle famiglie reali, di cui conosceva vita, morte e miracoli che passavano in un labirinto di fidanzamenti, matrimoni e battesimi. A cominciare da Elisabetta II di Inghilterra, che era diventata regina all’età di venticinque anni alla morte del padre, il 6 febbraio 1952 e incoronata il 2 giugno 1953 nell’Abbazia di Westminster. Era il soffio della “dolce vita” che entrava in casa nostra con i rotocalchi “mozzati” dal cartolaio dei nostri sogni. Addio “Manuelino”, grazie di tutto, soprattutto della toccante bellezza della tua umanità. (valentino losito)