Considerando
che poteva essere una stangata ben più forte, è andata decisamente bene. Anche
se, ovviamente, sapere che da oggi (anzi dal 1° gennaio 2014 perché la misura è
retroattiva) le bollette idriche saranno più costose di 15 euro all’anno, non
deve aver rallegrato le famiglie pugliesi.
Bolletta
più costosa. L’Autorità
idrica pugliese, presieduta dal sindaco di Lecce Paolo Perrone, ha approvato
mercoledì la nuova tariffa per l’anno in corso e per il 2015. Ebbene, il costo
medio dell’acqua passa da 1,74 euro a metro cubo a 1,85 euro a metro cubo. Vuol
dire, quindi, un aumento medio del 6,5% sulla bolletta e di 15 euro a famiglia.
L’aumento, però, poteva essere molto più salato, perché l’Acquedotto pugliese
voleva che il costo fosse portato a 2,08 euro a metro cubo (20% in più di
crescita della bolletta nel 2014, addirittura il 30% l’anno prossimo).
La
svolta è arrivata da un lato grazie alla riduzione
del tasso di morosità da contabilizzare in tariffa, ma dall’altro grazie
all’anticipo di 200 milioni di euro che la Regione Puglia ha deciso di erogare
all’Acquedotto pugliese prelevandoli dal proprio avanzo di amministrazione.
Soldi che da via Cognetti restituiranno in vent’anni con interessi molto più
bassi rispetto alle medie di mercato.
L’Aqp, inoltre, dovrà garantire fino al 2018 opere pubbliche per
860 milioni di euro, e «il miglioramento delle prestazioni,
l’attuazione degli investimenti necessari e le politiche di sostegno alle
utenze deboli», così come espressamente richiesto dall’Autorità idrica in un
apposito verbale.
Uno sguardo al futuro. Nel verbale, inoltre, già si
può leggere quello che potrebbe essere il futuro dell’Acquedotto pugliese. Già,
perché nel 2018 sarà impossibile effettuare una proroga dell’affidamento per
effetto di legge e, se si vuole evitare di mettere in gara la gestione del
servizio idrico, la soluzione potrebbe essere quella dell’affidamento diretto.
Affinché questo avvenga, però, è fondamentale che il controllo dell’Aqp passi
dalla Regione (che ne è gestore e finanziatore) ai Comuni. Ecco perché si sta
pensando di cedere il 51% delle azioni dell’Acquedotto direttamente agli enti
comunali, ed evitare così lo spauracchio dei privati.