«La mafia esiste
quando c’è una organizzazione che ha uno scopo lucrativo per delinquere, e
nella provincia barese è costituita principalmente dal mercato della droga». Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto
nonché vice presidente di Avviso Pubblico, esterna le sue convinzioni a Rainews24 pochi minuti
dopo l’audizione dinanzi alla commissione di inchiesta parlamentare sul
fenomeno delle intimidazioni locali.
Il primo cittadino
ricalca, poi, quello che è stato il suo agire contro il fenomeno mafioso in questi
primi due anni da sindaco. «Ci siamo comportati come dovevamo, con un
atteggiamento rigido sul rispetto delle regole in tutte le situazioni ambigue,
come commercio abusivo, edilizia fatta in un certo modo, richieste di permessi
strani, e altro. Tutte questioni che hanno toccato in primis l’ex dirigente ai
Lavori Pubblici Vincenzo Turturro, al quale hanno fatto saltare l’automobile
della moglie e hanno tentato di incendiare la sua. E poi hanno intaccato anche
il sottoscritto, con minacce verbali e atti intimidatori».
«Ho vissuto tutti
questi gesti come gli altri sindaci che si trovano nella mia stessa condizione
– prosegue
Abbaticchio – e qui a Roma (e oggi a Bari dove farà tappa il presidente
della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, ndr) siamo venuti per
chiedere maggiori strumenti per far rispettare la legge».
Già, perché le richieste
fatte da Avviso Pubblico sono esplicite: garantire la
dovuta protezione agli amministratori locali minacciati; attivare una specifica
banca dati che censisca e analizzi periodicamente il fenomeno delle minacce
agli amministratori locali; inserire uno spazio specifico dedicato al fenomeno
degli amministratori minacciati nelle relazioni ufficiali sullo stato della
lotta alla criminalità organizzata in Italia. Nonché approvare in tempi rapidi
la modifica dell’articolo 416-ter del codice penale; riformare la legge sullo
scioglimento dei comuni per sospetto di infiltrazione mafiosa; valutare la
possibilità di conferire al Sindaco, mediante opportune deroghe legislative, di
poter disporre, anche amministrativamente, del proprio personale dedicato
all’ordine ed alla sicurezza pubblica; investire risorse economiche per
garantire l’implementazione di politiche sociali e occupazionali capaci di
garantire diritti e di sottrarre consenso alle organizzazioni mafiose.