Il titolo è di quelli che, come spesso accade, urla ma fa capire tutta la drammaticità dell’evento. “Un ragazzo di Bitonto ucciso dall’esplosione di un ordigno”.
La voce è quella della “Gazzetta del Mezzogiorno”, allora – come ora – baluardo fondamentale per la cronaca del tacco di Puglia e di quella locale, perché vera sentinella del territorio. Che, in questo caso, ha anche il catenaccio che suona a meraviglia, sottolineando che lo sfortunato nostro concittadino ha trovato la bomba mentre era in campagna, ed era intento a falciare l’erba, e che il suo cadavere è stato ritrovato dopo affannose ricerche.
Oggi, allora, due giorni dopo san Valentino, questa rubrica parla di noi. Di un gravissimo fatto di cronaca di cui non troviamo traccia facendo gli smanettoni su Google e/o sui vari motori di ricerca, ne sanno poco anche i nostri illustri esponenti di cultura con i capelli bianchi, e l’unica fonte è proprio un articolo di giornale. Il quarto potere (stampato) ha trionfato, dunque.
Con la memoria corriamo a lunedì 14 maggio 1962. Non soltanto quasi 60 anni fa, ma un’era geologica fa, in cui anche la diffusione della cultura avveniva tramite un pettegolezzo, e non attraverso quegli orgogli che ci vantiamo, giustamente, di possedere.
Cosa succede, dunque? Siamo in contrada santa Croce, sulla strada che da Bitonto conduce a Terlizzi. Un contadino di nome Luigi Corallo si reca in un fondo di proprietà di Marino Bovio per compiere dei lavori, ma una volta arrivato vede un qualcosa di raccapricciante. Il cadavere di un ragazzino. Per lo più completamente dilaniato dall’esplosione di un ordigno. Si tratta del 13enne bitontino doc Mario Sicolo. Fatta la poco piacevole scoperta, il contadino allerta le forze dell’ordine e in pochissimo tempo si precipitano sul luogo dell’accaduto il pretore, il medico legale e i massimi rappresentanti dei carabinieri.
Partono le indagini del caso. Perché il nostro giovanissimo concittadino è morto? Ed è sempre la “Gazzetta” a raccontarcelo.
Tutto si sarebbe consumato alle 8 di quel tristissimo lunedì. Mario Sicolo era lì, tra Terlizzi e Bitonto, in compagnia dello zio, Vito De Napoli, ed era intento a falciare l’erba. A un certo punto decide di allontanarsi per cercare erbe speciali, ma purtroppo non farà più ritorno. Il ragazzo, infatti, oltre alle erbe trova qualcos’altro, di molto più pericoloso: ordigni. Già, al plurale. Almeno tre, stando alla presenza di altri due proiettili inesplosi trovati sul luogo della tragedia. Molto probabilmente, Mario, non conoscendo la natura di quegli oggetti, si sarebbe messo a giocare con essi fino a quando uno è scoppiato non lasciandogli scampo.
Lo zio, dopo averlo atteso invano, e cercandolo senza successo, torna a casa convinto di trovarlo lì. Si sbagliava, purtroppo. Denunciandone la scomparsa proprio ai carabinieri.
Non poteva immaginare che suo nipote avesse già fatto quella fine orribile.