Via
Teresa Noce? Oppure una scuola chiamata Angelina Merlin? Un giardino
dedicato a Leonilde Iotti? O una piazza che ricordi Ottavia Penna
Buscemi?
No,
non è un sogno, perché a Bitonto potrebbe succedere davvero in un
prossimo futuro.
La
giunta comunale, infatti, su volontà del vicesindaco nonché
assessore alle Pari opportunità Rosa Calò, ha dato il via libera
all’unanimità all’atto di indirizzo “Donne
protagonistedell’attività politica, culturale, sociale ed economica
nella toponomastica italiana”.
Altrimenti
detto, una serie di iniziative con cui da Palazzo Gentile intendono
celebrare il 70esimo anniversario del referendum Repubblica-Monarchia
(2 giugno 1946), ma soprattutto la prima volta di una votazione
aperta anche alle donne, già presenti a quella Assemblea costituente
che ha scritto la nostra Costituzione.
E che
da allora hanno segnato alcuni punti importanti della storia sociale
e politica del nostro Paese. É stata una donna, infatti, l’assessore
ai Servizi sociali al Comune di Bologna, ad aver inaugurato i primi
due asili nido a gestione comunale nel 1969, due anni prima
dell’approvazione della legge.
È
stata Tina Anselmi, a fine anni ’70, a istituire il Sistema sanitario
nazionale, e ha guidato, dal 1981 al 1985, la Commissione che ha
scoperchiato e scoperto i membri della loggia massonica P2.
In
realtà “le donne– si legge nella delibera di giunta – hanno
giocato un ruolo fondamentale all’interno della Resistenza contro i
nazifascisti. Erano state chiamate a una nuova responsabilità non
solo familiare, ma anche politica e sociale, molte, da partigiane
combattenti, furono parte attiva nei combattimenti al fianco degli
uomini.Altre,
anche se con ruoli diversi, ma non meno importanti, si sono impegnate
come staffette o infermiere nella cura degli uomini combattenti e/o
trasmissione delle informazioni”.
Anche
per questo, allora, l’amministrazione targata Michele Abbaticchio ha
deciso di “promuovere
iniziative, confronti, approfondimenti circa il significato della
piena partecipazione di uomini e donne allo sviluppo della nostra
comunità e del nostro Paese, a 70 anni dal primo volto libero,
democratico, a suffragio universale”.
Che
significa, quindi? Impegni precisi, almeno sulla carta.
“Adottare
una politica di genere nella toponomastica attraverso l’attribuzione
dei nomi delle donne dell’Assemblea costituente nonché di donne
protagoniste dell’attività politica, culturale, sociale ed economica
del territorio alle vie, piazze, giardini, scuole e biblioteche.Mettere in evidenza l’impegno che le donne, in ogni parte d’Italia, a
partire dalle esperienze comunali, stanno promuovendo per rispondere
ai problemi della vita quotidiana dei cittadini. Riconoscere,
l’impegno dimostrato a contrasto di ogni forma di discriminazione e
per garantire una piena e paritaria partecipazione di tutti alla vita
civile e sociale del Paese”.