Giunge in redazione questa missiva da parte di un attento lettore su un problema non molto considerato, eppure di una certa importanza.
Leggiamo.
“E, se un tal Antonio De Curtis poté vendersi la fontana di Trevi in men che non si dica, figuriamoci se deve essere difficile vendersi l’onestà per un pugno di euro.
Non che si voglia alludere o accusare chicchessia di chissà che cosa, ma la domanda sorge spontanea: come è possibile che un allevatore di lumache o uno spazzacamino possano svegliarsi un bel mattino e decidere di aprire una palestra in posti tanto inadeguati quanto impensabili?
Pare che le procedure di adeguamento e di messa a norma, nonché gli accorgimenti formativi e tecnici per avviare un’attività sportiva siano talmente tanti e tali che sarebbe addirittura più facile abitare su Marte.
Si tratta di esercizi che DOVREBBERO e POTREBBERO essere svolti solo da persone qualificate dal diploma di Laurea all’ISEF e solo in ambienti idonei e certificati che rispettino gli spazi e le esigenze di tutti i cittadini compresi quelli diversamente abili in condizioni di assoluta sicurezza.
Ergo, come è possibile che più della metà delle palestre presenti nella nostra città non rispettino nessuna delle norme appena descritte?
Eppure una serie di controlli comunali dovrebbero precedere il brindisi di inaugurazione, o una bella bustarella o la parentela fino alla settima generazione col cugino, del fratello, del cognato degli impiegati Asl e del comune bastano a bypassare un’uscita di sicurezza, la presenza di un professionista o defibrillatore come da nuova normativa?
È necessario provvedere a controllare certe procedure e permettere a chi lavora nella piena regolarità, onestà e trasparenza la possibilità di giocare ad armi pari”.