Solo poche righe, giuriamo, perché, a lungo andare diventa sfessante.
La storia che vi raccontiamo, certo a suo modo esemplare, non è nemmeno lunga.
Un anno e mezzo fa o giù di lì, ci azzardammo a denunciare, sotto Arco Pinto, le condizioni tutt’altro che esaltanti di un affresco. Una parte di esso, per la precisione. Segnatamente, il volto del Cristo, raffigurando la datata opera una deposizione. Sì, il visus era sfregiato al punto tale da sembrare scavato.
In men che non si dicesse, paladini di non si sa bene cosa piombarono sul malcapitato autore dell’articolo, reo di voler denigrare fra le righe non si sa bene chi. Zelanti difensori di boh, postarono addirittura foto precedenti che testimoniavano che lo scempio era stato compiuto prima e che, quindi, il giornalista era indubbiamente al servizio del potere occulto di chissà chi.
Il risultato sortito era allegramente il medesimo: gogna social per il presunto pennivendolo e tutto restava com’era. Sistema vecchio fa buon brodo.
Oggi, quel volto santo o artistico – a seconda della vostra predilezione religiosa – abbandonato com’è stato al suo destino, è addirittura irriconoscibile.
Dunque, che fare?
Pubblicate un’altra foto di qualche decennio fa, che, illustrando le condizioni del dipinto sostanzialmente invariate anche se disastrose, certifichi la malafede del cronista oppure ci si attiva finalmente per restaurarlo e proteggerlo con uno schermo in plexiglass?
Fate vobis…