«Felice è riuscito
ancora una volta ad unirci» ha esordito ieri il prof. Stefano Milillo.
È riuscito ad unire centinaia di persone (parenti, amici, allievi
e chiunque lo abbia conosciuto), accorse al Benjamin Franklin Institute per la presentazione del libro a lui
dedicato: “Studi in memoria di Felice Moretti”.
Il volume non è altro che un numero doppio e speciale di “Studi
bitontini”, la rivista del Centro
Ricerche Storia ed Arte Bitonto, di cui lo storico è stato anche
presidente.
Felice Moretti,
già dirigente delle Ferrovie dello Stato, è stato docente di Storia dell’Arte
medievale. Le sue passioni per l’arte, per il francescanesimo e per la figura
di Luca da Bitonto si sono concretizzati in studi, volumi e articoli pubblicati
in riviste e opere miscellanee.
«Ho sempre ammirato Moretti
per aver costruito la sua carriera come un self-made-man, da solo» ha dichiarato l’assessore Rocco Mangini, durante i saluti istituzionali.«L’ho incontrato per la prima volta quando
io e alcuni miei amici ci recammo al Centro Ricerche per denunciare che, a causa
dei lavori alle tubature del gas, erano state spostate alcune chianche – ha
continuato -. Felice era alla scrivania e
aveva accanto a sé un telefono grigio; prontamente alzò la cornetta per ammonire
gli uffici comunali. L’ho rincontrato anche per l’elaborazione della mia tesi
sull’iconografia francescana, per la quale seppe indicarmi dove reperire
informazioni».
Ma il professore è ricordato anche per la sua quotidianità. «Felice era spesso fuori dalla sua
abitazione su Corso Vittorio Emanuele, pronto a fornire una sedia, che
nascondeva nel suo portone, a chi passava per poter chiacchierare un po’ –
ha affermato Milillo -. Tutti lo
ricordano e hanno risposto prontamente all’appello di Nicola Pice e Custode Silvio
Fioriello, curatori del volume».
Come spiegato dal giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, Giacomo Annibaldis, il libro, edito
da Edipuglia, si presenta come un
insieme di contributi testimoniali e non. Tra questi spiccano soprattutto quelli
di Franco Cardini e Chiara Frugoni, studiosi internazionali
che hanno conosciuto Felice in convegni, e che hanno concentrato la loro
attenzione rispettivamente sul tema Dante e l’Islam e su un episodio della vita
di San Francesco.
Presente all’evento anche mons. Francesco Savino: «Non
potevo non esserci per Felice, l’uomo più
di senso che Bitonto abbia avuto».
Il vescovo di Cassano all’Jonio ha lodato l’iniziativa del
Centro Ricerche, ricordando che lo storico «era
coerente nella vita pubblica e privata, c’era continuità. La sua vita privata
era politica. Era tanto fedele alla famiglia, quanto allo studio e alle
relazioni, era riservato e sapeva come ci si doveva comportare in certi luoghi».
«È morta la biologia
di Felice, non la biografia» ha commentato. Pur senza santificarlo, «perché tutti siamo portatori di
contraddizioni», don Ciccio ha ringraziato il professore per quel che è
stato, per il suo essere un esempio da seguire soprattutto in un mondo come
quello attuale, governato dalla scristianizzazione o dall’indifferenza
religiosa, che ha dimenticato il concetto di Misericordia già dopo pochi mesi
dalla chiusura del Giubileo Straordinario indetto da Papa Francesco.
Don Ciccio, assieme ad Annibaldis, è stato omaggiato nel
corso della serata della tessera onoraria 2017 del Centro Ricerche e di alcuni
libri di Felice Moretti.
In chiusura Raffaele
Moretti, figlio dello storico, ha ringraziato tutti per aver ricordato suo
padre e per aver lasciato una traccia che «ci
fa credere in altro oltre la fine biologica. Grazie anche per averlo presentato
al Benjamin Franklin Institute, un centro nato dall’idea di quattro folli che
vogliono far crescere e lasciare qualcosa ai giovani bitontini».