“Striscia La Notizia” arriva a Bitonto per incontrare il regista Gianvito Leone, noto anche come Jean Leon, impegnato da cinque anni con le riprese del film “I passi della vita”.
«Amici italiani siamo qui a Bitonto sul set del film “I Passi della vita”, che qui a Bitonto è ormai conosciuto come il Ben Hur delle Puglie» introduce con vistoso tono ironico l’inviata Rajae Bezzaz, arrivata a “Trullywood”, come altrettanto ironicamente riporta la scritta in sovraimpressione: «Sceneggiatura segretissima, set blindatissimo per il cineasta che, secondo il parere unanime della critica, ha creato un nuovo genere cinematografico: il neo-irrealismo».
«La produzione di questa opera, destinata a risollevare i destini del cinema italiano, dura ormai da 5 anni. E non se ne vede la fine. Ma chi finanzia tutto ciò?» continua l’inviata, intervistando uno degli attori coinvolti nelle riprese, Aurelio Lomaistro, che pone l’attenzione sulle modalità di reclutamento del cast.
«Lo finanziamo noi attori pagando 100 euro all’associazione di Gianvito Leone. Lui dice di darci una tessera, ma effettivamente non ci dà un bel nulla. Senza provino, senza casting, lui ti promette un ruolo, pagando. Quando sono arrivato mi sono subito reso conto che non era professionale. Quando dovevamo girare una scena in una tabaccheria, il proprietario dopo un po’ si è innervosito e ci ha cacciati e noi, nella stessa strada, abbiamo domandato nei locali, se potevamo girare la scena» è quanto dichiara l’attore ai microfoni di Striscia, ricordando anche un episodio in cui, durante le riprese di una rapina, le forze dell’ordine sono intervenute pensando che l’atto criminale fosse reale.
Parole a cui Rajae Bezzaz, mantenendo la vena ironica, risponde: «Questo è il neo-irrealismo di Leon. Non serve che tu sappia recitare. Basta che tu possa pagare. E a questo non erano arrivati neanche Rossellini e De Sica. Attori presi dalla strada e ributtati in strada, così, senza un provino e senza neanche un costume. Ma soprattutto buttati in strada senza nessuna tutela».
«State sicuri che ne sentirete ancora parlare» promette, infine, l’inviata.