“La decisione del Tribunale di Imperia, che ha etichettato come “particolarmente tenue”, perché non pericoloso per la salute, un acclarato episodio di frode in commercio dell’olio extravergine d’oliva, ci amareggia e ci lascia interdetti. Si rischia di giustificare l’ingiustificabile e di uccidere la filiera olivicola italiana onesta”.
Con queste parole il Presidente del Consorzio Nazionale degli Olivicoltori, Gennaro Sicolo, ha commentato la sentenza del Tribunale di Imperia, che ha giudicato “non punibile”, per la tenuità del fatto, l’azienda Pietro Isnardi srl, alla quale nel 2015 fu contestato il reato di frode in commercio.
Le irregolarità, accertate dagli inquirenti, consistevano in un contenuto di stigmastadieni (0.37 nell’analisi di prima istanza, 0.45 mg/Kg nella successiva revisione) superiore al limite massimo di 0.05 mg/kg previsto per legge per l’olio extravergine d’oliva.
Secondo il Tribunale di Imperia l’alterazione non avrebbe comportato un pericolo per la salute dei consumatori ed il guadagno economico per l’azienda sarebbe stato comunque esiguo.
“Se questa decisione entrasse nella giurisprudenza il reato di frode in commercio per l’olio extravergine d’oliva non avrebbe più ragione di esistere – ha continuato Sicolo -. Prendere queste decisioni a cuor leggero significa mettere in ginocchio un intero comparto, l’intera produzione olivicola italiana, migliaia di aziende oneste e milioni di famiglie, oltre a mettere a rischio la salute dei consumatori”.
“Abbiamo fatto della qualità la nostra bandiera e continueremo a combattere questa battaglia, che resta l’unica possibilità per dare un futuro roseo all’olivicoltura italiana”, ha rimarcato Sicolo.
“Mi auguro che i magistrati di Imperia rileggano le motivazioni della storica sentenza del Tribunale di Siena di febbraio 2017, con la quale sono state inflitte pesanti condanne penali per l’olio taroccato, e facciano un passo indietro per il bene dell’olivicoltura nazionale e dei consumatori”, ha concluso Sicolo.