Si è spenta ieri, all’età di 84 anni, la professoressa Pina Belli D’Elia, direttrice della Pinacoteca già provinciale di Bari. Una voce autorevole della cultura pugliese, com’è stato sottolineato da più parti in queste ore, ma soprattutto una grande amica della nostra città. Tutte le volte che ho avuto l’onore e il piacere di ascoltarla, di lei mi ha colpito il solido, mirabile connubio fra amore per la conoscenza e profonda passione. Virtù confermate da una sterminata produzione bibliografica, che andava a corroborare la sua preziosa volontà divulgativa del sapere. Non è un caso che numerosi siano stati i contributi da lei offerti alla rivista del Centro Ricerche e Studi.
Ieri, infatti, con un significativo post su Facebook, il prof. Nicola Pice le ha reso omaggio pubblicando una sorta di testamento spirituale della studiosa e sottolineando “la straordinaria finezza di una grande donna storica dell’arte”. Leggiamo: “Devi fare i conti con i segni che ci sono stati lasciati in eredità, insieme con tutti gli altri segni della storia, tangibili ma sovrapposti gli uni agli altri, che è in nostro potere rendere vivi e presenti, come è presente tutto ciò di cui ci appropriamo con la lettura, con la percezione attiva, con la conoscenza. Oppure li possiamo lasciar cadere nella indifferenza, nell’abbandono, nella negazione di significato. Come è già accaduto e potrebbe accadere ancora. Il modesto fine dello storico dell’arte è di offrire a molti, se non a tutti, le chiavi per leggere e interpretare quei segni”.
Indagò il Medioevo in ogni sua sfaccettatura e si lasciò affascinare dal romanico, lo stile che illuminò l’Adriatico. In particolare, spesso in collaborazione con l’indimenticato consorte Michele, concentrò la sua attenzione sulla nostra Cattedrale e sul mistero secolare del Grifo musivo emerso con gli scavi del succorpo. Firmò la voce “Bitonto” nell’Enciclopedia dell’arte medievale”. Segno indubitabile di un rapporto materiato di affetto e bellezza.