Nell’ordinanza firmata la scorsa notte dal presidente della Regione, Michele Emiliano, l’assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco ha spiegato che “le azioni messe in atto negli edifici scolastici, sono tese a diminuire il rischio di trasmissione nella comunità scolastica ma non possono essere in grado di azzerarlo in condizioni di elevata circolazione virale”. Il virus ha ripreso con forza a partire dall’inizio “di ottobre, a una settimana dall’inizio dell’anno scolastico”.
“Nelle settimane successive all’entrata in vigore delle ordinanze 407 e 413, l’aumento di casi nelle differenti classi di età si è stabilizzato nelle età giovanili ma è rimasto spiccato nelle classi di età più anziane”.
L’assessore ha rilevato che “l’aumento meno spiccato è quello registrato nelle due classi 6-10 e 14-18 anni, mentre nella classe 11-13 si è osservato addirittura un decremento”. Inoltre, “l’aumento dei casi nei focolai scolastici ha seguito l’andamento della curva generale dei contagi fino alla fine del mese di ottobre, per poi decrescere successivamente”, seguito “dai contagi in comunità extrascolastica”. La maggior parte dei contagi, nella prima fase della ripresa epidemica ha interessato “principalmente gli studenti mentre successivamente”è stato interessato “anche il personale scolastico”. Dopo la ripresa delle lezioni, infatti, su un totale di “562 scuole, sono stati individuati ben 1.055 casi di positività fra alunni e personale scolastico, pari al 6,5% dei casi riportati in totale durante il periodo successivo all’apertura delle scuole (16.155 casi totali). Questi casi di positività nella comunità scolastica, nello stesso periodo, hanno generato ben 7.180 provvedimenti di isolamento domiciliare fiduciario (quarantena)”.
Il dato, comunque, è da considerare come “sottostimato”, “essendo frutto di una attività di sorveglianza passiva”. Soprattutto nell’area metropolitana di Bari, l’attività scolastica ha rappresentato “un facilitatore dei contagi” e “i focolai scolastici” hanno “avuto inizio dalla popolazione studentesca” – ha spiegato Lopalco nell’ordinanza – questi “sono importanti in termini di impatto” sia per il numero dei positivi, che come numero di soggetti in quarantena. Soprattutto “nell’area metropolitana di Bari si evince come la scuola sia stato effettivamente un incubatore di infezione e come il contagio si sia propagato progressivamente dagli studenti al personale scolastico”, si legge nel provvedimento. E poi l’assessore conclude: “in definitiva, la comunità scolastica rappresenta un elemento di aggregazione sociale che, in situazione di intensa circolazione virale, è inevitabilmente interessata da un elevato numero di contagi che comporta da un lato un sovraccarico delle attività di contact-tracing da parte delle strutture territoriali, dall’altro rappresenta un elemento moltiplicatore di diffusione intrafamiliare con conseguente sovraccarico delle strutture ospedaliere”.
Nell’ordinanza firmata la scorsa notte dal presidente della Regione, Michele Emiliano, l’assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco ha spiegato che “le azioni messe in atto negli edifici scolastici, sono tese a diminuire il rischio di trasmissione nella comunità scolastica ma non possono essere in grado di azzerarlo in condizioni di elevata circolazione virale”. Il virus ha ripreso con forza a partire dall’inizio “di ottobre, a una settimana dall’inizio dell’anno scolastico”.
“Nelle settimane successive all’entrata in vigore delle ordinanze 407 e 413, l’aumento di casi nelle differenti classi di età si è stabilizzato nelle età giovanili ma è rimasto spiccato nelle classi di età più anziane”.
L’assessore ha rilevato che “l’aumento meno spiccato è quello registrato nelle due classi 6-10 e 14-18 anni, mentre nella classe 11-13 si è osservato addirittura un decremento”. Inoltre, “l’aumento dei casi nei focolai scolastici ha seguito l’andamento della curva generale dei contagi fino alla fine del mese di ottobre, per poi decrescere successivamente”, seguito “dai contagi in comunità extrascolastica”. La maggior parte dei contagi, nella prima fase della ripresa epidemica ha interessato “principalmente gli studenti mentre successivamente”è stato interessato “anche il personale scolastico”. Dopo la ripresa delle lezioni, infatti, su un totale di “562 scuole, sono stati individuati ben 1.055 casi di positività fra alunni e personale scolastico, pari al 6,5% dei casi riportati in totale durante il periodo successivo all’apertura delle scuole (16.155 casi totali). Questi casi di positività nella comunità scolastica, nello stesso periodo, hanno generato ben 7.180 provvedimenti di isolamento domiciliare fiduciario (quarantena)”.
Il dato, comunque, è da considerare come “sottostimato”, “essendo frutto di una attività di sorveglianza passiva”. Soprattutto nell’area metropolitana di Bari, l’attività scolastica ha rappresentato “un facilitatore dei contagi” e “i focolai scolastici” hanno “avuto inizio dalla popolazione studentesca” – ha spiegato Lopalco nell’ordinanza – questi “sono importanti in termini di impatto” sia per il numero dei positivi, che come numero di soggetti in quarantena. Soprattutto “nell’area metropolitana di Bari si evince come la scuola sia stato effettivamente un incubatore di infezione e come il contagio si sia propagato progressivamente dagli studenti al personale scolastico”, si legge nel provvedimento. E poi l’assessore conclude: “in definitiva, la comunità scolastica rappresenta un elemento di aggregazione sociale che, in situazione di intensa circolazione virale, è inevitabilmente interessata da un elevato numero di contagi che comporta da un lato un sovraccarico delle attività di contact-tracing da parte delle strutture territoriali, dall’altro rappresenta un elemento moltiplicatore di diffusione intrafamiliare con conseguente sovraccarico delle strutture ospedaliere”.
Nell’ordinanza firmata la scorsa notte dal presidente della Regione, Michele Emiliano, l’assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco ha spiegato che “le azioni messe in atto negli edifici scolastici, sono tese a diminuire il rischio di trasmissione nella comunità scolastica ma non possono essere in grado di azzerarlo in condizioni di elevata circolazione virale”. Il virus ha ripreso con forza a partire dall’inizio “di ottobre, a una settimana dall’inizio dell’anno scolastico”.
“Nelle settimane successive all’entrata in vigore delle ordinanze 407 e 413, l’aumento di casi nelle differenti classi di età si è stabilizzato nelle età giovanili ma è rimasto spiccato nelle classi di età più anziane”.
L’assessore ha rilevato che “l’aumento meno spiccato è quello registrato nelle due classi 6-10 e 14-18 anni, mentre nella classe 11-13 si è osservato addirittura un decremento”. Inoltre, “l’aumento dei casi nei focolai scolastici ha seguito l’andamento della curva generale dei contagi fino alla fine del mese di ottobre, per poi decrescere successivamente”, seguito “dai contagi in comunità extrascolastica”. La maggior parte dei contagi, nella prima fase della ripresa epidemica ha interessato “principalmente gli studenti mentre successivamente”è stato interessato “anche il personale scolastico”. Dopo la ripresa delle lezioni, infatti, su un totale di “562 scuole, sono stati individuati ben 1.055 casi di positività fra alunni e personale scolastico, pari al 6,5% dei casi riportati in totale durante il periodo successivo all’apertura delle scuole (16.155 casi totali). Questi casi di positività nella comunità scolastica, nello stesso periodo, hanno generato ben 7.180 provvedimenti di isolamento domiciliare fiduciario (quarantena)”.
Il dato, comunque, è da considerare come “sottostimato”, “essendo frutto di una attività di sorveglianza passiva”. Soprattutto nell’area metropolitana di Bari, l’attività scolastica ha rappresentato “un facilitatore dei contagi” e “i focolai scolastici” hanno “avuto inizio dalla popolazione studentesca” – ha spiegato Lopalco nell’ordinanza – questi “sono importanti in termini di impatto” sia per il numero dei positivi, che come numero di soggetti in quarantena. Soprattutto “nell’area metropolitana di Bari si evince come la scuola sia stato effettivamente un incubatore di infezione e come il contagio si sia propagato progressivamente dagli studenti al personale scolastico”, si legge nel provvedimento. E poi l’assessore conclude: “in definitiva, la comunità scolastica rappresenta un elemento di aggregazione sociale che, in situazione di intensa circolazione virale, è inevitabilmente interessata da un elevato numero di contagi che comporta da un lato un sovraccarico delle attività di contact-tracing da parte delle strutture territoriali, dall’altro rappresenta un elemento moltiplicatore di diffusione intrafamiliare con conseguente sovraccarico delle strutture ospedaliere”.
Nell’ordinanza firmata la scorsa notte dal presidente della Regione, Michele Emiliano, l’assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco ha spiegato che “le azioni messe in atto negli edifici scolastici, sono tese a diminuire il rischio di trasmissione nella comunità scolastica ma non possono essere in grado di azzerarlo in condizioni di elevata circolazione virale”. Il virus ha ripreso con forza a partire dall’inizio “di ottobre, a una settimana dall’inizio dell’anno scolastico”.
“Nelle settimane successive all’entrata in vigore delle ordinanze 407 e 413, l’aumento di casi nelle differenti classi di età si è stabilizzato nelle età giovanili ma è rimasto spiccato nelle classi di età più anziane”.
L’assessore ha rilevato che “l’aumento meno spiccato è quello registrato nelle due classi 6-10 e 14-18 anni, mentre nella classe 11-13 si è osservato addirittura un decremento”. Inoltre, “l’aumento dei casi nei focolai scolastici ha seguito l’andamento della curva generale dei contagi fino alla fine del mese di ottobre, per poi decrescere successivamente”, seguito “dai contagi in comunità extrascolastica”. La maggior parte dei contagi, nella prima fase della ripresa epidemica ha interessato “principalmente gli studenti mentre successivamente”è stato interessato “anche il personale scolastico”. Dopo la ripresa delle lezioni, infatti, su un totale di “562 scuole, sono stati individuati ben 1.055 casi di positività fra alunni e personale scolastico, pari al 6,5% dei casi riportati in totale durante il periodo successivo all’apertura delle scuole (16.155 casi totali). Questi casi di positività nella comunità scolastica, nello stesso periodo, hanno generato ben 7.180 provvedimenti di isolamento domiciliare fiduciario (quarantena)”.
Il dato, comunque, è da considerare come “sottostimato”, “essendo frutto di una attività di sorveglianza passiva”. Soprattutto nell’area metropolitana di Bari, l’attività scolastica ha rappresentato “un facilitatore dei contagi” e “i focolai scolastici” hanno “avuto inizio dalla popolazione studentesca” – ha spiegato Lopalco nell’ordinanza – questi “sono importanti in termini di impatto” sia per il numero dei positivi, che come numero di soggetti in quarantena. Soprattutto “nell’area metropolitana di Bari si evince come la scuola sia stato effettivamente un incubatore di infezione e come il contagio si sia propagato progressivamente dagli studenti al personale scolastico”, si legge nel provvedimento. E poi l’assessore conclude: “in definitiva, la comunità scolastica rappresenta un elemento di aggregazione sociale che, in situazione di intensa circolazione virale, è inevitabilmente interessata da un elevato numero di contagi che comporta da un lato un sovraccarico delle attività di contact-tracing da parte delle strutture territoriali, dall’altro rappresenta un elemento moltiplicatore di diffusione intrafamiliare con conseguente sovraccarico delle strutture ospedaliere”.