«L’ex
ospedale di Bitonto? Ci sono stati parecchi ritardi, ma a breve, con
la partenza dei lavori per la messa in sicurezza dei locali, vedrà
finalmente compiuta la sua riconversione».
Le
parole sono dell’ex direttore generale della Asl di Bari,
Domenico Colasanto che, dopo aver raccontato come stanno le cose
sullo stato di salute della più grande azienda ospedaliera della
Regione e aver criticato aspramente le tecnostrutture
dell’assessorato alla Sanità, ha dato uno sguardo anche al nostro
Centro servizi sanitari territoriali, che da anni attende di
diventare un poliambulatorio di terzo livello.
«Il
primo problema è quello di ristrutturare e mettere a norma (ricostruire gli
ambienti, adeguarli alle norme sui lavori delle strutture pubbliche, ndr) il vecchio ospedale – ha
affermato al nostro taccuino Colasanto – la
gara è già partita e uno degli ultimi atti che ho approvato è la
nomina della Commissione che controllerà la validità dei progetti
presentati. Purtroppo, si è perso molto tempo perché la struttura è
sottoposta a vincoli dei beni culturali e architettonici e il parere
della Soprintendenza è arrivato dopo tantissimi mesi. Dopo di che, c’è stato un grosso ritardo da parte della Regione per far partire i
day service, ma credo che adesso con la partenza dei lavori la
riconversione arriverà».
L’ex
direttore generale della Asl barese ha confermato, poi, che c’è una
concreta possibilità che il laboratorio di analisi possa diventare
un semplice punto prelievi. «E’
una cosa che non riguarda soltanto Bitonto – ha
precisato – ma
al cittadino non interessa sapere dove viene analizzata la sua
provetta, ma di avere il servizio in loco e qui ritirare le
risposte».
E
le successive parole rinsaldano il concetto. «C’è
un piano che partirà non prima della fine del 2015, e legato a una
ristrutturazione di tutti i laboratori di analisi voluta dalla
Regione. Con la nuova gara e le nuove tecnologie non è più
possibile parcellizzare tutto dovunque, e si faranno soltanto gli
esami di base mentre quelli più complessi devono essere
necessariamente accentrati anche per una questione di costi».
“Rivoglio
la mia dignità”. Nella
conferenza stampa convocata dopo oltre un mese la fine forzata del
suo mandato (Colasanto non è più direttore generale della Asl di
Bari dal 17 novembre), l’ex vicesindaco bitontino non ha chiesto
soldi («non
mi interessa avere le indennità degli ultimi due mesi») ma
soltanto la dignità, «quella
dignità che mi è stata calpestata dalle offese che ho subito in
questo periodo, e tutte ingiustificate perché prima di essere stato
bocciato io è stato bocciato l’intero apparato della azienda
sanitaria barese».
Per
questo, allora, ha chiesto che da lungomare Nazario Sauro rivedano e
annullino autonomamente la delibera del 31 ottobre scorso (quella che
in pratica, lo silura), altrimenti arriverà il ricorso.
Ed
è proprio la bocciatura che non va giù al già dg della Asl di
Taranto perché – a suo dire – «il
bilancio di metà mandato che ho presentato alla conferenza dei
sindaci certifica una Asl diversa e un lavoro egregio. Quando
mi sono insediato io (novembre
2011),
la Asl di Bari non c’era ed era ancora un agglomerato delle 4 vecchie
Asl; non c’era obbligo di uniformare tutti gli acquisti
di beni e di servizi al prezzo più basso delle 4 Asl vecchie; tutte
le gare andavano ribandite per un importo di circa 3 milioni e 500
mila euro. Era senza identità e anima e abbiamo fatto circolare le
notizie tra i dipendenti e a creare le reti di assistenza di fronte
alla cronicità. Per non parlare poi che il consuntivo del 2013
certifica un bilancio in avanzo di 240 milioni di euro».
E
a certificare questi numeri ci sarebbe anche la vasta documentazione che Colasanto ha illustrato durante la sua arringa difensiva.
Perché,
allora, se i risultati sarebbero stati egregi, dalla Regione non ci
hanno pensato due volte a farlo fuori? «Mi
accusano di non aver rispettato l’obiettivo del contenimento della
spesa del personale entro i limiti – ha
replicato – e
soprattutto di non aver attuato il Piano regionale della prevenzione,
eppure la Asl di Bari e prima ancora quella di Taranto sono quelle
che hanno prodotto più documenti di verifica di rischi di tutti gli
altri».
“I
direttori delle Asl sono lasciati soli”. Colasanto
non si sente vittima della politica, «ma
di una parte di tecnostrutture che si è voluta vendicare della mia
persona. È evidente, comunque, che è tutto il sistema dei modelli
organizzativi e della governance globale della sanità pugliese a
essere in crisi e che lasciano da soli i direttori generali».