Ora, in quello spigolo di Piazza Caduti del Terrorismo, all’altezza di Porta Robustina, non restano che poche, povere cose. Ombre di scritte variopinte con lo spray sul muro, l’annuncio di un’agenzia immobiliare, intonaco scrostato qui e là, persino i segni di consunzione di ripetute minzioni canine, attaccato disperatamente al palo un mazzo sdrucito e impolverato di finte rose bianche e, sul breve marciapiede, un lumino rosso tristemente, simbolicamente spento. Questo quasi nulla dovrebbe ricordare il sacrificio dell’assurda morte di Anna Rosa Tarantino, la donna barbaramente uccisa una gelida mattina di dicembre, durante una sparatoria fra clan avversi in via le Marteri, vittima innocente della mafia bitontina. Ed è una memoria che, francamente, fa fatica a rimanere in vita, specie se si considera che molte volte i fiori (e ce n’erano tanti) sotto la targa sono stati rubati e che le attività illecite che portarono a quel crudele delitto continuano serene e imperterrite ancora oggi in città. No, c’è qualcosa che non va, ma che pare interessi solo a pochi, pochissimi…