La Costituente di Sinistra si schiera per il “No”
al referendum del prossimo 4 dicembre ed inaugura la propria campagna
elettorale contro la riforma voluta dal governo Renzi incontrando l’Anpi, l’Associazione
Nazionale dei Partigiani Italiani.
«Qui si
parla di costituzione, la “Magna Charta” dell’ordinamento italiano, nata dalla
Resistenza. Una costituzione già violata in passato, nelle parti relative al
lavoro e al ripudio della guerra» introduce Giovanni Brattoli, della Costituente.
Ragioni condivise, ovviamente da Pasquale Martino, segretario
provinciale dell’Anpi, che ricordando la perfetta sintonia, sul tema, con la
Cgil, ritiene un grave errore basare il referendum sul giudizio verso il
governo Renzi: «Non è solo una questione
di metodo, ma culturale e sociale. Già il fatto che una riforma sia proposta da
un governo, dal potere esecutivo, dunque, la dice lunga. Come può fare, un
governo, una legge che controlli e limiti i propri poteri per riequilibrarli
con gli altri due poteri dell’ordinamento italiano, legislativo e giudiziario?».
E, per ricordare la volontà dei padri
costituenti, in tal proposito, cita Calamandrei, nel suo celebre discorso
durante i lavori preparatori della Costituzione del ’46: «Nella
preparazione della Costituzione, il governo non deve avere alcuna ingerenza[…] Nel
campo del potere costituente il governo non può avere alcuna iniziativa,
neanche preparatoria[…] Quando l’Assemblea discuterà pubblicamente la nuova
Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti»
«Si è
vero che è sostenuta comunque da una maggioranza parlamentare – continua Martino – ma è una maggioranza legata a quel governo,
eletta con una legge elettorale giudicata incostituzionale. E poi, in ultimo,
ci sono altre proposte che potrebbero essere discusse, come quella di Quagliariello,
che mantiene le due camere e il voto per il Senato, o un’altra che sostiene il
monocameralismo».
«Già, perché
il Senato non verrà abolito – spiega – ma
continuerà ad operare con persone che, al tempo stesso sono anche sindaco o
consiglieri regionali, in tempi limitati, prendendosi compiti degli enti
locali. Ci dicono che ciò serve a garantire una miglior efficienza dell’azione
del governo, ma in realtà questo serve solo a svilire il parlamento riducendolo
ad appendice del potere esecutivo».
L’esponente dell’Anpi, infine, replica anche
all’accusa di far fronte comune con la destra: «È ridicolo, perché qui non si parla di elezioni, ma di un referendum,
dove si vota “sì” o “no”. Noi siamo contrari per i nostri motivi, la destra per
altri».
Ospite della serata è stato anche il docente
universitario Vincenzo Robles, che ha
criticato la scarsa attività del Pd bitontino, per spiegare i quesiti
referendari: «Molti cittadini non solo
non conoscono le ragioni contrarie o favorevoli, ma non sanno neanche che si
vota il 4 dicembre».
«Per
comprendere il futuro del Paese con questa riforma, basta vedere come funziona
oggi il Pd – aggiunge il docente – Tutte
le decisioni sono prese alla Leopolda e si è persa ogni dimensione popolare».
Concludendo con l’invito a spiegare le
ragioni del “no”, per smontare quelle a favore della riforma «presentate in maniera allettante»,
Robles ha dunque invitato a farsi avanti anche quella parte del mondo cattolico
contraria alla riforma.