Che dopo le vacanze si sarebbe
abbattuta la stangata delle tasse, questo lo sapevano anche i bitontini. La
televisione e i giornali, per l’appunto, in questi mesi non ne hanno fatto
mistero. Ma, di certo, non si aspettavano un probabile aumento di quasi il 30%
sulla quarta rata della tassa dei rifiuti, motivo per cui si lasciano già andare
a borbottii contro l’amministrazione.
Tuttavia, a sentirsi
amareggiati sono soprattutto gli abitanti scrupolosi delle frazioni e del
centro storico. Cioè quei cittadini che ogni giorno, sin da quando è entrata in
vigore la raccolta differenziata, separano la carta, il vetro e la plastica. E poi
tengono la spazzatura tra le mura domestiche, sia d’inverno che d’estate, per collocarla
solo l’indomani dinanzi alla propria abitazione.
Ora, però, dopo il vociferare
di un consistente aumento sulla Tares, questi cittadini chiedono all’amministrazione
una maggiore trasparenza. Oltre che risposte più chiare alle tante domande che
serpeggiano nei loro animi scontenti.
“Quanta plastica, vetro e carta produce la raccolta che noi
quotidianamente facciamo?”, si chiede un mariottano, “l’amministrazione e l’azienda A.S.V. devono periodicamente rendere noto
ai cittadini quanto materiale differenziato ricavano dalle frazioni.”
Una pretesa
nient’affatto insensata, se anche nel recente bollettino ufficiale della
Regione Puglia n. 39 si legge che il gestore è tenuto a
comunicare le quantità di rifiuti raccolti, per poi organizzare “periodiche
campagne di comunicazione e partecipazione dei cittadini”.
Ma a questa domanda, come
in una reazione a catena, ne seguono altre. E tutte ugualmente lecite.
Che fine fanno i rifiuti
differenziati, dal momento che non esistono isole ecologiche? E nel caso in cui vengano venduti ad aziende che
si occupano di smaltimento e riciclaggio -come è facile intuire- a quanto
ammontano gli utili, se ve ne sono?
E poi, in ultimo, l’annosa
questione degli sgravi fiscali. Per i cittadini delle frazioni sarebbero davvero
un incentivo a proseguire sulla strada della separazione dei materiali, ma
nessuno più ne parla.
“Se dobbiamo pagare quanto i cittadini di Bitonto che non praticano la differenziata”,
commenta un altro mariottano, “non ci
sentiamo motivati a continuare”.