Vispa commedia degli equivoci, “Quando muta il passo, pare donna e non maschio” è il debutto teatrale de La Nuova Compagnia del Prof. Gaetano Coviello, noto animatore della scena dialettale bitontina.
Una sequela irresistibile di scenette strapparisate cattura gli spettatori sin dallo schiudersi del sipario, quando la voce, soave e possente ad un tempo, di Raffaele Petta e della sua band conduce i presenti nel mondo fascinoso della canzone, anche napoletana.
Poi, si parte con i fuochi d’artificio. Mena (Filomena Delvino, autentica mattatrice), governante della casa del sindaco di Bitonto, “scivola” attratta dall’avvenenza dell’idraulico extracomunitario (Antonio Antonino in versione tombeur de femmes) e si ritrova a dover nascondere il piccolo anche agli occhi dell’infingardo marito Vitino (Tanino Lucarelli, perfettamente calato nella parte). Sarcastico non meno che spazientito, il primo cittadino (Giò Devanna, convincente perché naturale contraltare serioso del figlioletto che lo turlupina) della nostra città ha un problema serio in casa: il “piccolo” figlio Umbertino (il pirotecnico, straordinario, strepitoso Nicola Vacca). Il pargolo trentenne, spalleggiato dalle nonne macchiette (Anna Bonasia e Agnese Molfetta, complementari espettacolari) procede brillantemente nella sua carriera da bamboccione. Finché non compare nella sua vita Peppino (l’eclettica Grazia Coviello, pure acuta regista dell’opera), un rappresentante di libri che gli diventa amico. In un rotolio invincibile di gag, che si riversano sull’impiantito il fanciullone e le sue consigliere si produrranno nei più disparati e bislacchi tentativi per capire quale sia il vero sesso dell’ospite, ricorrendo persino alla vicina maga (Marisa Elia, misteriosa e comica). Quando il brutto anatroccolo si rivela il cigno stupendo di Mena, tutti potranno vivere felici e contenti, persino il sindaco che proprio a genio non l’aveva la sua fantesca.