Ad un anno dalla vasta operazione dei Ros dei Carbinieri che portò a 104 arresti (per associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, rapina, sequestro di persona, detenzione di armi, lesioni personali con aggravante mafiosa, violazione della misura della sorveglianza speciale di p.s.) 19 dei quali solo a Bitonto leggi qui: https://bit.ly/2IOkI2h), ieri si è celebrata l’udienza, con rito abbreviato, nei confronti degli imputati. La Direzione distrettuale antimafia di Bari ha chiesto 91 condanne a pene comprese tra 14 anni e 4 anni e 6 mesi di reclusione per altrettanti imputati nel processo che si sta celebrando con rito abbreviato nell’aula bunker di Trani dinanzi al gup del Tribunale di Bari Rossana De Cristofaro. Imputati sono i presunti affiliati ai due clan Diomede-Mercante e Capriati di Bari. Nel processo sono costituiti parte civile i Comuni di Bari e Terlizzi e l’associazione Antiracket. Le condanne più elevate, a 14 anni di reclusione, sono state chieste dai pm Giuseppe Gatti, Lidia Giorgio e Renato Nitti nei confronti dei boss di Bari e Bitonto Nicola Diomede e Domenico Conte e del pregiudicato Gioacchino Baldassarre, ritenuti i capi organizzatori dei due gruppi criminali. La Dda ha chiesto 38 condanne a 10 anni e altre 41 a 8 anni di reclusione per i partecipi delle due associazioni mafiose. Le arringhe difensive inizieranno il primo luglio. Le indagini dei Carabinieri del Ros hanno documentato più di un decennio di affari illeciti e le ramificazioni dei due clan, federati tra loro, nell’intera regione, da Bitonto a San Severo, passando per Altamura, Gravina, Valenzano, Triggiano e il Nord Barese, accertando anche collegamenti con le altre organizzazioni criminali pugliesi, oltre a rapporti commerciali (per l’approvvigionamento della droga) con ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra. «C’è un dato sociologico enorme che emerge – dice il Pm Giuseppe Gatti -. I gruppi criminali originariamente venivano visti come sodalizi autonomi, come se fossero riusciti ad avere una fama autonoma e di controllo. C’è stata difficoltà, in passato, a riconoscere l’associazione mafiosa al gruppo di Domenico Conte e dei Cassano, a Bitonto (Operazione “Harvest”, ndr). Queste erano articolazioni periferiche, ripartizioni territoriali della provincia. Il clan “Mercante – Diomede” e i “Capriati” avevano articolazioni a Bitonto, sfruttando anche una convivenza carceraria. E questi sono intervenuti anche in caso di guerre interne, i “padri fondatori” si facevano da garanti» (leggi qui https://bit.ly/2wYM6oV). Lo stesso Mimmo Conte era “luogotenente” del clan Capriati e questo lo si evince dal tentato omicidio a suo carico dell’8 settembre 2013, leggi qui: https://bit.ly/2I22LuC
Autofermo Giuseppe cl. 1998 detto Cifarelli – 10 anni di reclusione
Bartolomeo Leonardo cl. 1985 – 8 anni di reclusione
Cantatore Cosimo Damiano cl. 1988 – 8 anni di reclusione
Cassano Cosimo cl. 1960 – 10 anni di reclusione
Cassano Francesco cl. 1981, detto “U T’desc” – 10 anni di reclusione
Cassano Giuseppe Rocco cl. 1978 – 10 anni di reclusione
Cassano Michele cl. 1979 – 8 anni di reclusione
Conte Domenico cl. 1970 – 14 anni di reclusione
D’Elia Alessandro cl. 1990 detto Alessandro Sedesct – 10 anni di reclusione
D’Elia Mario cl.1971 detto Mariolin Sedesct – 10 anni di reclusione
Dicataldo Salvatore cl. 1983 detto Sasà – 12 anni di reclusione
Dicataldo Vito cl. 1984 detto La Pecr – 10 anni di reclusione
Natilla Francesco Cosimo cl. 1980 detto Guardianin – 10 anni di reclusione
Rizzi Francesco, cl. 1981, alias “Ciccio Milano” – 10 anni di reclusione
Ruggiero Francesco, cl.1978, alias “Franchino la Bugia” – 8 anni di reclusione
Screti Vincenzo, cl.1984, alias “Vincenzo il Rosso” – 10 anni di reclusione
Stellacci Giovanni, cl. 1988, alias “La Gallina” – 10 anni di reclusione
Surriano Vincenzo, cl. 1983, alias “La Porchetta” – 10 anni di reclusione